O’Brien è da ottobre del 1991 anfitriona del programma alla radio “Cuba in Focus”, una specie di antidoto contro la manipolazione e gli attacchi che l’isola riceve nei mezzi corporativi della nazione settentrionale.
Alla fine di febbraio, l’Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC) decise di concedere all’attivista la distinzione Felix Elmuza, il massimo riconoscimento dell’organizzazione.
In intervista con Prensa Latina a New York, l’omaggiata assicurò che sono molti le ragioni per dedicare buona parte del suo lavoro alla maggiore delle Antille, nonostante sia cosciente dell’enorme sfida che rappresenta, dal momento che le multinazionali dell’informazione hanno risorse e potere infiniti.
“Per incominciare, posso dire che Cuba è un esempio per il resto del mondo di come un governo senza molte risorse può occuparsi del suo popolo”, precisò nella sede della Missione Permanente dell’isola presso l’ONU, dove fu ricevuta dall’ambasciatrice Anayansi Rodriguez.
Secondo O’Brien, un altro elemento importante è il suo compromesso di trasmettere la verità.
“Non sono una giornalista obiettiva, bensì una giornalista con un obiettivo, quello di informare le persone su notizie che normalmente non ricevono. Quello che ascolti su un certo argomento non è sempre la verità, fatto veritiero nel caso di Cuba”, disse.
CUBA IN FOCUS, ORIGINI
O’Brien ricordò le origini del suo programma “Cuba in Focus”, secondo lei una chiara dimostrazione dei suoi anni di lavoro dedicati a difendere cause giuste.
“Agli inizi degli anni 90, ascoltavamo e vedevamo notizie molto violente contro Cuba, con accuse diverse, includendo narcotraffico, che utilizzavano come fonti agenti della CIA, disertori e delinquenti incarcerati, senza nessun tipo di affidabilità”, segnalò.
Come espose, in uno scenario simile, la possibilità di un’invasione od un altro tipo di attacco non sembravano lontano.
“Allora, un gruppo di colleghi ci ha dato l’opzione di protestare contro queste cose, e di essere attivi e fare qualcosa, nacque il programma, prima con 15 minuti settimanali, ed ora con un’ora di durata l’ultimo giovedì di ogni mese, alle 21:00, ora di New York, nella frequenza dell’emittente WBAI”, notò.
Rispetto alle caratteristiche di “Cuba in Focus”, abbondò che si tratta di uno spazio con sezioni di notizie ed interviste, che quasi mai vengono riportate dalla stampa corporativa negli Stati Uniti.
Copriamo la realtà dell’isola caraibica, le relazioni con Stati Uniti e la cultura, cercando la maniera di concedere il protagonismo ai cubani, affinché loro siano quelli che parlino, sottolineò.
O’Brien assicurò che non condivide la visione della stampa nordamericana, ed occidentale in generale, di trattare i temi dall’ottica dei think tank, esperti, intellettuali, accademici e messaggi pre-disegnati, che tentano di imporre un’opinione.
“Mi piace che la gente parli da sola, per questo motivo diamo priorità alla presenza dei cubani nel nostro show alla radio, benché abbiamo analisti, rappresentanti della solidarietà ed altre fonti”, ha insistito.
La solidarietà internazionale della maggiore delle Antille ed i suoi risultati sociali e scientifici -tra questi quelli del campo della biotecnologia – sono presenti nei suoi programmi che furono una tribuna di reclamo della libertà per i Cinque antiterroristi cubani rinchiusi durante vari anni negli Stati Uniti.
Trovano spazio nel suo lavoro giornalistico ed il suo attivismo anche altre cause, come la denuncia della violenza poliziesca a New York, la realtà di Porto Rico, isola caraibica e l’ultima colonia statunitense, ed i casi di prigionieri politici, includendo a Mumia Abu-Jamal.
ONORATA PER LA DISTINZIONE
O’Brien si dichiarò onorata per la decisione dell’UPEC di concedergli la sua massima distinzione, il Felix Elmuza, istituita nel 1979 per riconoscere i professionisti della stampa nazionali o stranieri che durante almeno 15 anni riflettano nel loro lavoro la realtà cubana in una maniera ampia, creativa ed innovatrice.
“Mi sono commossa quando investigai e scoprii che il riconoscimento porta il nome di qualcuno che fu assassinato nelle lotte per liberare Cuba. Realmente non so se merito questo onore, che mi considerino parte di una categoria così alta”, affermò a Prensa Latina, alcuni giorni prima di viaggiare a L’Avana per la premiazione.
Waldo Mendiluza corrispondente di Prensa Latina presso le Nazioni Unite