Fu il quarto ed ultimo atto durante il mandato della presidentessa della Repubblica, Michelle Bachelet, che consegnerà il potere in marzo del 2018. Forse il più emotivo, con senso di tributo e con note marcate di tristezza.
La dignitaria soffrì in carne propria gli eccessi della dittatura di Augusto Pinochet. Fu arrestata insieme a sua madre, Angela Jeria, ed a suo padre, il generale Alberto Bachelet, che si oppose al golpe, e morì come conseguenza delle torture.
Alcuni segnali dei tempi caratterizzarono l’appuntamento. L’inusuale presenza del prestigioso cineasta italiano Nanni Moretti che confessò a Prensa Latina che sta girando un documentario, coincidendo con una serie di attività in Cile.
Moretti e la sua squadra filmarono oggi l’atto che ricorda anche i 3200 cileni assassinati dalle milizie di Pinochet, i 1300 arrestati scomparsi e circa 33 mila torturati durante il regime dittatoriale (1973-1990).
Prima, Bachelet, ha reso omaggio oggi all’ex cancelliere Orlando Letelier, assassinato da agenti di Pinochet nel 1976 a Washington, con l’inaugurazione di un salone col suo nome nella sede del Ministero di Relazioni Estere del Cile.
“La lotta di donne ed uomini notevoli come Orlando Letelier e molti altri umili ed anonimi, permise che recuperassimo la nostra democrazia, la nostra convivenza pacifica e, soprattutto, la nostra dignità”, condannò la governante.
Già a La Moneda, Bachelet ha ricevuto una scusa pubblica dal cappellano Eduardo Cid, dopo ieri essere stata vittima di dure critiche nel Te Deum evangelico, un fatto applaudito dall’ex mandatario Sebastian Piñera.
Piñera, un’altra volta aspirante presidenziale di destra, è stato assente dalla cerimonia di questo lunedì, non così i senatori Carolina Goic (Democrazia Cristiana) ed Alejandro Guillier (indipendente e per il blocco Nuova Maggioranza).
Anche Marco Enriquez-Ominami, del Partito Progressista, figlio di Miguel Enriquez, leader assassinato del Movimento di Sinistra Rivoluzionario (MIR) con l’intervento della giunta militare di Pinochet, e Beatriz Sanchez, per il Fronte Ampio.
Nell’abituale tragitto per i saloni di La Moneda, la governante ritornò ad accompagnare le figlie, le nipoti ed i parenti stretti di Salvador Allende, a 44 anni dalla sua morte, l’11 settembre 1973.
Bachelet enfatizzò, nelle sue parole per inaugurare, pochi minuti prima, una targa che nomina il Salone della Democrazia e della Memoria nella sede presidenziale, “perché Cile è un paese con debiti di verità e di giustizia, che non si possono dimenticare”.
Sottolineò la sua determinazione di spingere l’apertura degli espedienti segreti e criticò aspramente i patti di silenzio dei militari, con l’obiettivo supremo di conoscere i dettagli dei sanguinanti capitoli della dittatura.
Oltre a ricordare la figura di Allende, la capa di Stato fece un saluto speciale a Carmen Frei, ex senatrice e figlia di Eduardo Frei Montalva, assassinato da agenti di Pinochet, come confermò poco fa la giustizia dopo un lungo processo.
Fausto Triana, corrispondente di Prensa Latina in Cile