Il 9 febbraio sono state revocate le condanne da 10 a 15 anni di carcere contro Ernesto Llaitul e di altri tre suoi compagni, per presunti collegamenti con un tentato omicidio ed un incendio doloso.
La Corte ha chiesto la ripetizione del processo, mentre la difesa ha chiesto un cambio cautelare per gli imputati, affinché potessero attendere in libertà il nuovo processo, cosa che è stata negata dalla Corte Orale di Los Angeles, con la motivazione di esseri considerati un pericolo per la società.
L’avvocata difensora, Josefa Ainardi, si è rammaricata che siano state scelte principalmente le argomentazioni della procura e della parte accusatoria.
“È palese il pregiudizio razziale che abbiamo sempre denunciato e che fa parte di tutto questo meccanismo delle istituzioni statali, non solo dei tribunali o delle procure”, ha detto Ainardi in una conversazione con Radio e Diario Universidad de Chile.
Secondo Ainardi si tratta di un’idea preconcetta che hanno tutti questi organismi e che si concretizza attraverso questo tipo di decisioni.
L’avvocata si rammarica anche del rifiuto di applicare la Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sui diritti dei popoli indigeni, ratificata dal Cile nel 2009.
Ig/car