“Bloqueo contro Cuba = Atto di guerra”, “Cuba invia medici, non bombe”, sono stati alcuni cartelli presenti nella manifestazione silenziosa nei pressi del 31° Tribunale Penale di Madrid, dove si è svolto il processo contro José Manzaneda, coordinatore del media digitale Cubainformación e l’associazione Euskadi-Cuba.
L’attore Willy Toledo, la scrittrice Belén Gopegui e rappresentanti di gruppi di amicizia con l’isola caraibica si sono riuniti nella zona ed alcuni di loro sono riusciti ad entrare in tribunale per seguire il processo.
Accusato dal presidente della ONG Prisoners Defenders, Javier Larrondo, riconosciuto oppositore della Rivoluzione cubana, di “gravi insulti, calunnie e crimini d’odio”, Manzaneda ha sostenuto di aver usato un’iperbole giornalistica sui criminali di guerra, nell’ambito della libertà di espressione.
Interrogato dal suo avvocato, il giornalista ha spiegato che l’associazione Euskadi Cuba è “il riferimento nei Paesi Baschi” in materia di solidarietà verso la maggiore delle Antille e si oppone fermamente al bloqueo contro Cuba esercitato dagli Stati Uniti, invece sostenuto da gruppi come Prisoners Defenders.
“È stata una denuncia che distorce il significato della libertà di espressione, contro di me e contro Euskadi-Cuba, per scopi mediatici”, ha commentato Manzaneda in dichiarazioni esclusive a Prensa Latina.
In realtà, la procura non vede nessun reato nei commenti di Manzaneda nel suo articolo “Creare una crisi sanitaria a Cuba, obiettivo della guerra contro la sua cooperazione medica”, pubblicato il 5 ottobre 2020.
Tuttavia, l’accusa insiste nel distruggere l’autore ed Euskadi-Cuba, insieme a Cubainformación, per i quali sono previste due multe da 50mila euro ed altre due da 20mila per ciascuna delle parti, oltre a sei anni di carcere per Manzaneda.
“Utilizzano il processo per ottenere visibilità, riconoscimento ed infatti, come ha ammesso Larrondo in udienza, Prisoners Defenders ha iniziato a ricevere aiuti finanziari dal governo ceco”, ha sottolineato.
In risposta ad un’altra domanda di Prensa Latina, Manzaneda ha sottolineato che lo scopo “era più che chiaro, approfittare dello spazio per attaccare la cooperazione medica cubana, i servizi sanitari e cercare di affondare l’informazione su Cuba, limitando le donazioni per la sua sussistenza”.
“Come autore dell’opera che genera la denuncia, non ho nulla contro nessuno in particolare, né cerco di andare contro una persona, nemmeno contro un’organizzazione, ma quello che ho fatto e continuerò a fare è denunciare un atto questo è molto grave, perché collabora con una violazione dei diritti umani come il blocco degli Stati Uniti”, ha aggiunto.
In ogni caso, la difesa ha chiesto il pagamento delle spese procedurali nel processo, che sarà pronto per la sentenza nei prossimi mesi.
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