In dialogo telefonico con Prensa Latina, in seguito agli ultimi avvenimenti politici generati in Honduras, in cui è coinvolta la diplomatica statunitense, Hernández ha ricordato che si è sempre espressa contro tutte le politiche di cambiamento che ha voluto attuare la presidentessa Castro.
“Cioè, Dogu si è espressa negativamente quando hanno voluto rinegoziare i contratti sulla questione dell’energia elettrica, che è uno dei pilastri dell’Esecutivo per recuperare questa azienda; contro la Legge sulla Giustizia Fiscale, così come altre questioni politiche internazionali, come il caso dell’aggressione israeliana in Palestina”, ha espresso. L’anche militante del Partito della Libertà e della Rifondazione (Libre) ha fatto riferimento agli ultimi atti politici avvenuti in Honduras, generati dopo che Dogu ha commentato la visita in Venezuela dell’ex ministro della Difesa e del capo delle Forze Armate honduregne, Manuel Zelaya e Roosevelt Hernández, rispettivamente.
Per l’analista, l’atteggiamento dell’ambasciatrice questa volta non è casuale, poiché tutto era ben premeditato, perché c’era già un piano di sovversione contro il capo delle forze armate, come passo preliminare ad un golpe di stato, denunciato dalla presidentessa.
“Se guardiamo ed analizziamo il panorama politico in Honduras, ci rendiamo conto che tutte le variabili fanno pensare ad un golpe di stato, perché ci sono anche settori dell’opposizione che reclamavano le dimissioni della presidentessa”, ha sottolineato.
In questo senso ha fatto riferimento alla presidentessa del Consiglio Nazionale Anticorruzione, Gabriela Castellanos, che in una lettera aperta ha chiesto le dimissioni della leader honduregna, la cui azione, secondo Hernández, rientra anch’essa nel piano destabilizzante.
“Castellanos fa parte di un settore della società che si è sempre opposto al partito al potere ed è finanziato direttamente dagli Stati Uniti attraverso la presunta trasparenza internazionale di quelle ONG, il cui denaro viene utilizzato per articolare discorsi in modo interventista”, ha affermato.
Ha aggiunto che non si tratta di una persona rilevante nella politica nazionale, “ma di una persona che ha tutte le telecamere verso di lei quando parla e che vuole far credere che è la voce della società civile”.
Secondo Hernández, dietro il processo destabilizzante orchestrato dall’ambasciata di Washington in Tegucigalpa c’è il tentativo di articolare un piano da parte di tutti i settori conservatori.
Ha sottolineato che, anche se le Chiese non si sono ancora pronunciate, non sarebbe sorprendente se alcuni leader di questo settore si dichiarassero apertamente contro Castro, in qualsiasi momento.
L’analista si è riferito al Partito Nazionale, che disponeva di tutta una struttura di partito alla quale apparteneva l’ex presidente Juan Orlando Hernández, che è stato riconosciuto colpevole di traffico di droga, e che ora vuole dare lezioni sulla morale ed esigere le dimissioni di Xiomara Castro.