La massiccia protesta fu iniziata lo scorso 17 aprile da circa 2500 detenuti palestinesi di diverse tendenze politiche.
Secondo le organizzazioni Al Quds e l’Ayyam, i carcerati ricollocati in ospedali sono determinati a fare il loro sciopero della fame fino a che le loro richieste siano accettate.
Le richieste sono, d’accordo con un comunicato emesso all’inizio della protesta dall’ufficio del primo ministro palestinese, Mahmoud Abbas, attenzione alle loro necessità basilari, diritti come reclusi, la fine della pratica israeliana della detenzione amministrativa, la tortura ed i maltrattamenti gratuiti. Inoltre, aggrega la nota, si esige la fine dell’arresto dei bambini, la negligenza medica, l’isolamento, il trattamento degradante, e la privazione dei diritti basilari come le visite familiari ed il diritto all’educazione.
La detenzione amministrativa, ricordano i mezzi palestinesi, è una misura delle autorità israeliane che permette loro praticamente di mantenere arrestata una persona per tempo indefinito senza che gli siano presentate accuse o essere accusato formalmente presso un tribunale.
Da un altro lato, davanti all’assenza di numeri precisi da parte delle fonti palestinesi, oggi il Servizio delle Prigioni dell’Israele informò che attualmente si mantengono senza ingerire alimenti 843 carcerati, dei quali 751 appartengono al partito Al Fatah.
Dopo assumere questa posizione, secondo fonti palestinesi, gli scioperanti furono confinati in condizioni di isolamento in solitario dalle autorità carcerarie e furono proibite loro le visite di familiari ed avvocati.
Attualmente, secondo organizzazioni dei diritti umani, in Israele ci sono 6500 carcerati politici palestinesi, tra loro si contano 57 donne, 300 bambini, 13 deputati, 500 arresti amministrativi, 18 giornalisti e 800 carcerati che richiedono attenzione medica.
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