L’appuntamento emisferico della capitale peruviana avrà i 13 e 14 aprile il suo segmento di alto livello, mentre in giorni previ si svolgeranno incontri della società civile continentale, spazi nei quali si aspettano dibattiti tesi.
All’impegno nell’alzare un muro nella frontiera col Messico, discorsi anti-immigranti e perfino offese inimmaginabili (Trump ha chiamato Haiti e Salvador “paesi di merda” a) bisognerebbe sommare l’esclusione del Venezuela dall’VIII Vertice -che è chiaramente un ordine di Washington – e la retrocessione in un avvicinamento con Cuba che la regione appoggiava completamente.
A proposito della riunione di Lima, Prensa Latina ha intervistato gli esperti del Centro degli Studi Emisferici e sugli Stati Uniti (CEHSEU), dell’Università de L’Avana, che hanno abbordato scenari possibili di un forum centrato nella lotta anti-corruzione che, per paradosso della vita, si svolge in un paese il cui presidente, Pedro Pablo Kuczynski, ha rinunciato recentemente per scandali relazionati con questo flagello.
D’accordo col dottore in Scienze Storiche, Ernesto Dominguez, risulta difficile predire scenari possibili, benché uno di questi potrebbe essere che similitudini ideologiche, e soprattutto la convergenza di interessi delle élite latinoamericane e l’attuale amministrazione, facilitino la comunicazione della Casa Bianca nel vertice.
Ricordiamo che negli ultimi anni, già sia per la via delle urne o per quella dei “golpi blandi o istituzionali”, la destra e le posizioni neoliberali sono ritornate al potere nella regione.
Da parte sua, la master in Storia Contemporanea e Relazioni Internazionali Dalia Gonzalez ha sottolineato che non si deve perdere di vista che le decisioni di politica estera della maggiore potenza economica e militare del pianeta sono vincolate ai processi interni.
In qualche modo, gli esperti sono stati d’accordo nell’anticipare uno scenario più ostile a Lima rispetto a quello di tre anni fa in Panama, sede del VII Vertice delle Americhe, dove Cuba è stata invitata per la prima volta dopo più di due decadi di esclusioni.
Allora, il presidente statunitense, Barack Obama, ha tentato di adattarsi alla realtà regionale, segnata dalla presenza di governi progressisti e dell’appello -al margine dei colori politici – per invitare Cuba e la celebrazione del principio dell’avvicinamento tra L’Avana e Washington.
L’amministrazione Obama ha cercato di proiettare un’immagine di maggiore accessibilità e volontà di dialogo, ricorrendo al chiamato potere intelligente, un miscuglio del duro e del blando, benché senza rinunciare alla IV Flotta, al Piano Colombia né alle basi militari, hanno segnalato i professori del CEHSEU.
Non invitare Venezuela per l’VIII Vertice, le minacce di aggressione contro questo paese e la scalata nel discorso ostile contro la Rivoluzione Cubana permettono di anticipare un ambiente teso nella capitale peruviana.
L’investigatore del CEHSEU, Ernesto Dominguez, ha aggiunto che sebbene la nuova amministrazione genera dibattiti tra gli studiosi che cercano di incontrare “una logica”, rimane chiara la sua intenzione di smontare il lascito dell’anteriore, uno scenario che potrebbe manifestarsi a Lima.
Waldo Mendiluza, giornalista di Prensa Latina