Il libro di poesie ed i 12 acquarelli che integrano la mostra sono stati creati da Guerrero durante i suoi anni di prigione negli Stati Uniti, insieme ad altri quattro compatrioti sottomessi a lunghe pene per infiltrare bande terroriste radicate in questo paese e con un vasto espediente di atti violenti contro l’isola.
“Benché eseguite nell’oscurità del carcere, queste non sono opere nate dall’odio, bensì dall’amore all’umanità, dalla speranza in un mondo migliore e dalla convinzione che un giorno sarebbe stato libero grazie all’appoggio del mio popolo e di altri nel mondo, come il vietnamita”, ha confessato l’autore.
Frase che ha combaciare come una spada nel suo fodero, con l’evocazione che ha fatto Luu Van Kha, uno dei due traduttori di “La verdad me nombra”, citando alcuni versi scritti di Ho Chi Minh mentre è stato imprigionato in Cina dal regime di Chiang-Kai-shek (1942 a 1943). “Il corpo è in prigione / lo spirito, fuori in ribellione / Per fare una gran causa / bisogna mettere in alto l’illusione”.
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