In un’intervista esclusiva con Prensa Latina, il regista della coproduzione cubano giapponese ha spiegato che ha deciso di narrare la vita del giovane Freddy Maymura, integrante della truppa di Ernesto Guevara perché “fino a questo momento è stato ignorato e per me è necessario raccontare la storia di quelli che si sono sacrificati per ottenere qualcosa”.
“Io penso che non è necessario riflettere l’opera cinematografica di persone famose o molto conosciute; per me tutto ciò non ha gran significato, al contrario, mi piacciono i film nei quali si parli di quelli che rimangono nascosti nell’oscurità e sono poco conosciuti”, ha precisato Sakamoto.
Il regista nipponico ha sottolineato l’importanza che ha avuto per lui l’esistenza di Maymura, un discendente di giapponesi praticamente sconosciuto che ha lottato col Che ed è morto nella guerriglia.
“Quattro anni fa ho conosciuto la vita del giovane boliviano figlio di immigranti nipponici ed ho deciso di raccontare la sua storia; dopo avere investigato profondamente il produttore del film ed io ci mettemmo d’accordo per fare l’opera; poi è venuto il processo di selezione”, ha narrato il regista.
Al principio non sapevamo quale parte della vita di Freddy avremmo raccontato e poi abbiamo scelto quella del suo tempo da studente a Cuba, quando ha cominciato il corso di medicina; questo è stato il punto iniziale di questa coproduzione, fatto che ha implicato girare il film maggiormente sull’isola, ha concluso.
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