Tuttavia è significativa l’ampiezza e la durata dei contatti personali tra i due mandatari, gli stessi fin dall’inizio, nell’aeroporto di Sunan.
Quindi hanno continuato a bordo di una limousine, nella quale il presidente del Partito del Lavoro della Corea (PLC) ha indicato all’autista di aprire la metà posteriore del tetto per mostrare al visitatore la moderna e centrica zona di sviluppo urbano creata durante vari chilometri nel viale Ryomyong.
Poi, l’auto è passata davanti ad altri luoghi di interesse storico, culturale, sportivo e ricreativo di questa urbe, Pyongyang, di circa tre milioni di abitanti.
Le conversazioni ufficiali nella giornata di mercoledì sono state nella sede del Comitato Centrale del PLC ed il gruppo di partecipanti per entrambe le parti è stato molto ridotto.
Per la parte nordcoreana le due sedie disponibili, oltre a quella di Kim Jon-un, sono state occupate dal vicepresidente del Comitato Centrale del PLC, Kim Yong-chol e dalla direttrice del Dipartimento di Propaganda ed Agitazione del PLC, Kim Io-jong.
Moon Jae-in si è fatto accompagnare dal suo direttore del Servizio di Intelligenza Nazionale Suh Hoon, e dall’assessore di Sicurezza Nazionale Chung Eui-yong.
Non è entrato più nessuno nel piccolo salone, dove si è sviluppato l’incontro, durante circa 100 minuti.
Tuttavia, questo tempo non si deve considerare l’unico dedicato alle conversazioni per entrambi i mandatari, che hanno trascorso insieme, realmente, la maggior parte del tempo.
E l’hanno fatto, secondo i loro volti, come due grandi maestri di scacchi, amici che hanno chiacchierato di fronte ad una scacchiera, osservando l’ubicazione dei pezzi e scambiando criteri sulla prossima mossa.
Poi, allora, hanno cominciato l’altra partita, più lunga e difficile, quella della costruzione di un’unica e poderosa nazione, Corea.
Alla conclusione del Vertice, Kim Jong-un e Moon Jae-in hanno presentato la “Dichiarazione Congiunta di Pyongyang di Settembre”.
Uno degli aspetti più importanti del testo è che Corea del Nord ha deciso di smantellare in maniera permanente le sue più importanti installazioni nucleari, in presenza di esperti stranieri.
Inoltre, i mandatari sono d’accordo nel trasformare la penisola coreana in una “terra di pace senza armi né minacce nucleari” e Kim ha accettato di visitare Seul prossimamente.
Entrambe le Coree, dal principio del 2018 sono immerse in un avvicinamento che ha propiziato viaggi reciproci di delegazioni di alto livello, conversazioni su differenti temi, il ritrovo di famiglie separate dalla guerra (1950-53) e perfino la partecipazione congiunta in eventi sportivi.
La comunità internazionale appoggia e asseconda attenta questo processo, perché genera grandi aspettative sulla distensione definitiva tra il nord ed il sud della penisola.
Benito Joaquin Milanes, inviato speciale di Prensa Latina