Il film di fiction, del regista Ernesto Daranas, aspira vincere una nomination nella categoria al miglior film di lingua straniera, nei premi concessi dall’accademia statunitense del cinema.
Spera anche di essere candidato ai premi Goya dell’Accademia delle Arti e delle Scienze Cinematografiche della Spagna, come migliore film ibero-americano.
Il film ha ottenuto recentemente il Premio del pubblico per la migliore storia dell’America Centrale e dei Caraibi nel VII Festival Internazionale del Cinema del Panama ed il Premio al Migliore Copione nel Havana Film Festival, di New York, negli Stati Uniti.
In Spagna, ha conquistato il premio Signis ed il premio della Giuria Giovane al Migliore Film nel Festival del Cinema di Malaga, inoltre ha vinto il Premio del Pubblico del Festival del Cinelatino di Touluse, in Francia; e del Festival Internazionale del Nuovo Cinema Latinoamericano, celebrato a Cuba.
Ci racconta il suo direttore, che il film parla dell’amicizia, di quello che prevale oltre le congiunture politiche, e benché esponga un periodo complesso della storia di Cuba, lo mette a fuoco con una certa nostalgia dal momento che ha scelto come narratrice una bambina.
In questo modo, il regista evita che la precarietà economica della decade degli anni 90 (il Periodo Speciale) ed il trauma che ha rappresentato la scomparsa dell’Unione Sovietica per la generazione cubana adulta del momento, implichino per lo spettatore una situazione deprimente; al contrario, il film scommette sui valori umani e sull’ottimismo.
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