martedì 26 Novembre 2024
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Colombia: il cammino a L’Aia

Dopo una settimana di cammino, i colombiani residenti in Europa sono arrivati questo venerdì a L'Aia per denunciare gli assassinati di leader sociali nel loro paese e reclamare la Giustizia Speciale di Pace (JEP). 

 
La carovana al Regno dei Paesi Bassi è integrata da una ventina di collettivi residenti in Francia, Inghilterra, Spagna e Belgio, tra gli altri paesi. 
 
Quelli che sono partiti da Parigi il 28 marzo scorso l’hanno fatto trasportando un enorme striscione nero coi nomi dei 472 leader sociali, contadini ed indigeni assassinati negli ultimi anni. 
 
Ognuno dei 472 nomi stampati nello striscione è una tragedia, un orfano, una vedova, un pezzetto di paese sgretolato, ha commentato lo scrittore e senatore Gustavo Bolivar, della Lista dei Decenti, e che forma parte della delegazione che accorrerà alla Corte Penale Internazionale (CPI). 
 
Sarà anche presente a L’Aia il senatore ed ex-candidato presidenziale del movimento Colombia Umana, Gustavo Petro. 
 
Petro si è riunito questo mercoledì a Bruxelles con più di 190 parlamentari europei, davanti ai quali ha parlato della necessità di difendere l’implementazione dell’Accordo Pace. 
 
“Credo che Colombia deve meritare la stessa attenzione che Venezuela. Questo dovrebbe essere il criterio che la signora Federica Mogherini dovrebbe avere, perché se non c’è pace in Colombia non c’è pace in America Latina”, ha sentenziato Petro. 
 
Secondo il leader oppositore, il governo del suo paese agisce con una doppia morale: dice che è amico della pace ed agisce distruggendo Colombia. 
 
Ha anche fatto riferimento al messaggio che porteranno a L’Aia per esigere il rispetto alla JEP, la cui legge statutaria è stata bloccata dal presidente Ivan Duque. 
 
“Lì il nostro messaggio centrale è che se distruggono la giustizia che si è costruita per la pace, che è quello che tenta l’attuale governo in Colombia, deve intervenire la CPI perché in Colombia si stanno commettendo e si sono commessi crimini contro l’umanità in modo sistematico”, ha affermato. 
 
Per questo, oggi, venerdì 5 aprile, è prevista la consegna allo stesso pubblico ministero della CPI, Fatou Bensouda, di una lista coi nomi delle vittime della violenza politica in Colombia. 
 
I colombiani porteranno a Bensouda una lettera firmata da vari legislatori dei gruppi alternativi per sollecitarlo che inizi un’investigazione sull’aumento dei crimini di leader sociali che ha un modello sistematico e di elevata impunità. 
 
Secondo la Difesa del Popolo della Colombia, da gennaio del 2016 fino a febbraio del 2019 sono stati assassinati 462 leader sociali e difensori dei diritti umani, 135 di loro durante il governo di Duque. 
 
In relazione con la JEP, già la CPI aveva dato il suo appoggio e l’aveva considerata come meccanismo chiave di giustizia di transizione adottata in conformità con l’Accordo di Pace, a favore delle vittime del conflitto armato e di tutta la società colombiana. 
 
La JEP è il pilastro centrale dell’Accordo di Pace ed il principale garante dei diritti delle vittime alla verità, alla giustizia ed al risarcimento ed è anche garanzia per quelli quale hanno lasciato in buona fede le armi, ha sottolineato alcuni giorni fa il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres. 
 
Alvaro Leyva Duran, ex-congressista ed ex negoziatore della pace che urge scoprire la verità attraverso la JEP perché “Colombia non può continuare a vivere nel limbo della menzogna”. 
 
 
Tania Peña, corrispondente in Colombia di Prensa Latina

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