A differenza dei giornali tradizionali, con le portate tradizionali, scusate la sovrabbondanza, una cronaca del sito digitale offre varie ipotesi su cosa ci si potrà aspettare dal conservatore candidato di Vamos ed il suo programma di futuro governo.
Una cronaca del giorno delle elezioni del giornalista Jody Garcia, fa conoscere ai guatemaltechi alcuni dettagli che altri mezzi hanno ignorato, quando lo stesso Giamamattei si è proclamato vincitore davanti alla stampa convocata per ufficializzare il momento, molto prima che lo facesse la Corte Suprema Elettorale.
“Da quando si è registrato l’1,08% fino al 99,6%, la tendenza è stata la stessa. Si è cominciato con un 56% e si è concluso con un 57%, 1,8 milioni di voti, rispetto a Sandra Torres (UNE) che ha terminato con un 41% o 1,3 milioni, la stessa quantità di quando è stata sconfitta nel secondo turno quattro anni fa da Jimmy Morales”, ha sottolineato Garcia.
“Nello staff di Vamos è quasi impossibile trovare una donna. Nell’Hotel Holliday In, situato nel cuore della lussuosa zona 10, hanno accolto il candidato tra grida e benedizioni..”.
Una volta nella sede del partito, dove è arrivato per celebrare, benché avesse detto che non l’avrebbe fatto, Garcia ha riflettuto sullo stesso dettaglio, ma in forma amplificata:
“Prima che arrivasse, un gruppo di donne ballava al ritmo della “Sonora Dinamita”. Sono state praticamente le uniche donne che sono arrivate sul palcoscenico. Quando Giammattei si è presentato sul palcoscenico per celebrare il suo trionfo, era accompagnato da tutta la sua squadra. Uomo, con un uomo, con un altro uomo, e dopo ancora un uomo.
“Quello che governerà, il suo vicepresidente, quello che faceva le foto, quello che sosteneva il microfono, quello che l’applaudiva, quello che faceva il video. Sulla piattaforma non c’erano donne. Solo un momento, sua figlia è arrivata sul palcoscenico. È stata l’unica”.
Davanti alla domanda di un giornalista, che ha chiesto quale fosse la chiave che gli ha fatto vincere la presidenza, Giammattei ha risposto che il piano nazionale di innovazione e sviluppo, quello che segnerà la rotta del paese per i prossimi 15 anni.
Tuttavia, osserva “Nomada”, secondo l’inchiesta di CID-Gallup per la Fondazione Libertà e Sviluppo che ha indovinato nel suo pronostico, il piano non è stato mai citato da nessuno degli intervistati, come uno dei motivi della sua vittoria.
D’accordo con Giorgio Bruni, segretario generale di Vamos, “il successo sono stati i giovani. L’85% del nostro partito è formato da giovani e questo credo che sia il punto di rottura vincente per il dottore Alejandro Giammattei”, ha detto alla stampa.
“Con questa percentuale di giovani nel partito, Bruni assicura che si dimostra che non sono parte della ‘vecchia politica’, benché nel suo partito ci sia una collezione di personaggi oscuri. Come Jimmy Morales, è una combinazione tra militari in pensione, imprenditori tradizionali ed alcuni tecnici”, dichiara il giornalista di Nomada.
Un’altra domanda che non si aspettavano è arrivata alle orecchie dell’élite politica in mezzo agli abbracci festivi, e cioè come funzionerà il governo se una parte del Congresso sarà controllata dall’Unità Nazionale della Speranza (UNE)?
“Questo partito sarà abolito”, ha risposto con un sorriso ed ha aggiunto che ci sono tre investigazioni contro l’UNE per finanziamento elettorale illecito”, una dimostrazione della sepoltura politica che vorranno fare con Sandra Torres.
Nello scambio coi giornalisti della cupola di Vamos, loro si sentono contenti di avere negli Stati Uniti degli avvicinamenti col FBI, la CIA, il Dipartimento di Stato, oltre ad agenzie di Israele ed il territorio di Taiwan, cioè “i paesi -ricorda Nomada – coi quali ha le relazioni migliori l’attuale governo di Jimmy Morales”.
E come finale importante, il peso dell’astensionismo, di cui fino ad ora non si conosce la cifra esatta.
Il martedì 13 Giammattei nominerà il suo gruppo di transizione, affinché mercoledì si riunisca col governo di Jimmy Morales. Lo farà con un dettaglio pesante su di lui. Mentre una parte del Guatemala votava, il 61% si è astenuto dal farlo.
“Tra questi, 390 famiglie di Cajolà, a Quetzaltenango, che da sei giorni stanno vivendo in una tenda di fronte alla Casa Presidenziale nella Città del Guatemala. Sono lì per esigere che il governo compia l’offerta che ha fatto di acquisire una proprietà affinché più di 600 persone possano viverci…”.
Maitte Marrero Canda, corrispondente di Prensa Latina in Guatemala