Si compie mezzo secolo da quel Festival che ha riunito ad oltre 400 mila persone associate dal rock, la battaglia per la pace e la fratellanza universale, l’amore senza tabù, il disprezzo alla farsa casalinga della famiglia benestante, vuota, addomesticata, segnala Prieto nel suo blog “El vuelo del gato”.
Nel testo sottolinea che Woodstock è stato “il rifiuto viscerale alla Gran Farsa del Sistema ed ai mostri di colletto e cravatta, superbi, razzisti, eredi legittimi del Ku Klux Klan, che inviavano aeroplani e truppe per devastare campi coltivati e villaggi e bruciare e massacrare contadini, bambini, donne ed anziani vietnamiti”.
Ex ministro di Cultura, oggi direttore della Società Culturale Josè Martì e dell’Ufficio del Programma Martiano, Prieto segnala le diversità tra quell’incontro della Controcultura degli anni 60 “con questo mondo degradato di oggi, dove i fascisti assassinano ispanici, neri, donne ed omosessuali e costruiscono un monumento grandioso al Nuovo Hitler”.
“È come se Woodstock, addolorato, ci strizzasse l’occhio dal passato per incoraggiarci a continuare a lottare”, conclude lo scrittore caraibico.
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