venerdì 26 Luglio 2024
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Indigeni ecuadoriani si dichiarano in resistenza nazionale

Quito, 10 ott (Prensa Latina) La Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador (Conaie) si è dichiarata oggi in resistenza nazionale contro le misure economiche disposte dal governo e la repressione della polizia scatenata in più di una settimana di proteste. 

 
L’organizzazione ha reso pubblica la determinazione in un comunicato firmato dal suo presidente, Jaime Vargas, che ha annunciato la decisione in assemblea con centinaia di membri delle comunità ancestrali, che ieri hanno diretto uno sciopero nazionale, in rifiuto all’eliminazione del sussidio dei combustibili ed altre riforme dannose per i settori poveri della popolazione. 
 
“Abbiamo vissuto giorni di molta agitazione, ci siamo sorpresi della nostra propria capacità di lotta e di resistenza ed abbiamo dimostrato al mondo che il movimento indigeno ed il popolo ecuadoriano sono un solo pugno (…). La nostra parola è decisa: questo non si fermerà fino a che l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) esca dall’Ecuador”, ha assicurato. 
 
Il testo ha segnalato che il governo, diretto dal presidente Lenin Moreno ha risposto alle domande con violenza, repressione, trattando il popolo come un nemico e senza rispetto alle zone di protezione umanitaria, aggredite con gas lacrimogeni. 
 
Inoltre, ha denunciato la proibizione di creare corridori umanitari per trasportare in ospedale i feriti durante la reazione repressiva delle forze dell’ordine, per mezzo dell’uso di bombe lacrimogene, armi da fuoco e pallottole di gomma, tra gli altri mezzi, fatto che considera un massacro. 
 
“Quello che stiamo vivendo in questo paese non ha un nome. Non c’è un ricordo nella storia recente, di una repressione tanto atroce e violenta sul popolo che reclama i suoi diritti”, ha condannato la Confederazione. 
 
In questo contesto, ha messo in allerta che la lotta non è per oggi o solo contro la liberazione nei prezzi della benzina extra ed il diesel, bensì “per evitare che c’ipotechino il futuro, che pagheremmo con fame e povertà di due o tre generazioni, se non freniamo in tempo tutto ciò, cioè adesso”. 
 
La Conaie ha confermato che non ci sarà dialogo col governo nazionale, fino a che compia i requisiti minimi: separare dall’incarico la ministra di governo, Maria Paula Romo, ed il titolare della Difesa, Oswaldo Jarrin, abrogare il decreto 883 che ha eliminato il sussidio ai combustibili, fatto che ha provocato l’aumento del trasporto pubblico e dei prezzi degli alimenti di base. 
 
Ore prima, la Conaie aveva emesso un altro bollettino, nel quale aveva confermato la morte di diversi membri dei popoli indigeni, durante le proteste, ed ha responsabilizzato il governo per la violenza registrata nel paese. 
 
Secondo un bilancio offerto dalla ministra di governo sono 714 i detenuti durante tutto il periodo delle mobilitazioni, iniziate il passato 3 ottobre. 
 
D’accordo con la relazione, sono 360 i civili che hanno ricevuto qualche tipo di attenzione medica durante le proteste e 86 i feriti tra le forze repressive. 
 
Nel bilancio ufficiale, la segretaria di stato ha assicurato che non ci sono morti per confronti con la polizia, dato che contrasta con denunce sociali degli indigeni e la Difesa del Popolo di Ecuador, che ha confermato oggi la morte di cinque persone, tra loro un dirigente indigeno, come risultato degli otto giorni di protesta nazionale.  
 
Ig/scm

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