Dopo la decisione di Añez, altri quattro ministri sono stati convocati dal Legislativo, e potrebbero incorrere nella stessa situazione di Lopez Julio, se si negano a comparire ed a rispondere agli interroganti dei parlamentari.
Il decreto governativo di sospensione contiene un ultimo tentativo di Añez di disobbedire alla decisione dell’Assemblea Legislativa Plurinazionale, presentando la destituzione, conseguenza della condanna, come la decisione di “lasciare senza effetto” la designazione del ministro, uno dei più vicini collaboratori della governante.
Il decreto ammette la potestà del parlamento ma allega che la censura è stata una decisione irregolare perché, secondo il ministro della Presidenza, Yerko Nuñez, il Movimento al Socialismo (MAS), del presidente Evo Morales, legalmente eletto, ha fatto un uso irresponsabile della sua maggioranza al congresso.
La decisione è stata annunciata dopo che il Potere Legislativo ha fatto presente alla presidentessa immaginaria Añez ed a Lopez Julio che il loro rifiuto di rispettare la destituzione li rendeva processabili per violazione costituzionale ed altre accuse, perché la governante aveva confermato la sua fiducia in Lopez Julio ed oggi è dovuta ritornare sui suoi passi.
Lopez Julio è stato destituito venerdì scorso, dopo non essersi presentato a tre convocazioni per sottomettersi ad un interrogatorio su due massacri di manifestanti anti-golpisti commessi dai militari e dai poliziotti nella vicina città di El Alto e nel dipartimento centrale di Cochabamba, in novembre dell’anno scorso.
Ig/mrs