Articolate in complicità con un settore radicale dell’opposizione, le azioni dirette a provocare l’asfissia dell’economia venezuelana sono il centro della strategia di Washington nell’impegno per generare un’esplosione sociale che conduca ad un cambiamento di regime nella nazione bolivariana.
Secondo l’economista Pasqualina Curcio, sembra impossibile quantificare tutti i danni della guerra che l’imperialismo statunitense ha dichiarato al popolo venezuelano.
“Le aggressioni che hanno vissuto i venezuelani dal 1999 non solo sono state economiche, sono state anche psicologiche”, ha detto l’esperta nell’articolo Impatto della guerra economica in Venezuela, pubblicato nel quotidiano Ultime Notizie.
Curcio ha detto che secondo dati aggiornati, la politica delle sanzioni e del furto di attivi all’estero ha causato all’economia venezuelana una perdita stimata in 194 mila milioni di dollari, solo tra il 2016 ed il 2019.
Ha puntualizzato che quell’importo equivale approssimativamente a 16 mesi di produzione nazionale, e risulterebbe sufficiente per effettuare il pagamento del debito estero del paese (110 mila milioni di dollari, secondo la Banca Centrale del Venezuela), o per importare alimenti e medicine per 45 anni.
L’economista Pasqualina Curcio ha ricordato le parole dell’ex ambasciatore di Washington a Caracas, William Brownfield, che ha ammesso l’impatto diretto delle sanzioni all’azienda statale Petroli del Venezuela (Pdvsa) nell’alimentazione, sicurezza e salute pubblica del paese sud-americano, per fare accelerare il collasso del governo.
In tale senso, l’esperta ha sottolineato che non risulta casuale l’attacco a Pdvsa, al contrario, costituisce un’azione premeditata ed abile; “qualunque danno all’industria petrolifera ha ripercussioni non solo sulla propria azienda, bensì principalmente nell’economia nazionale e nel popolo venezuelano”, ha detto.
L’esperta ha reso noto che il settore degli idrocarburi genera il 95% delle valute della nazione sud-americana per concetto delle esportazioni, e la sua diminuzione colpisce le importazioni di materie prime, scorte, macchinari per la produzione interna.
Già in mezzo alla pandemia della COVID-19, il blocco è diventato palpabile con un marcato deficit nella somministrazione di benzina, situazione che si tradotta in interminabili code nelle stazioni di servizio, ed ha obbligato il governo ad adottare misure di emergenza per mantenere in funzionamento settori essenziali.
La crisi si è risolta grazie all’appoggio del governo dell’Iran, con l’invio di varie navi cariche con benzina ed additivi per riattivare la capacità di raffinazione del paese sud-americano, benché Washington rispondesse con nuove sanzioni per silurare questo scambio.
Dopo l’appoggio brindato dall’amministrazione Trump dal 23 gennaio 2019 ad un preteso governo parallelo diretto dallo sconosciuto deputato Juan Guaidò, il blocco di conti ed attivi è stato così grande da provocare danni elevati allo Stato ed al popolo venezuelani.
Uno degli episodi più famosi è stata l’appropriazione illegale della corporazione Citgo, filiale di Petroli del Venezuela in territorio statunitense, azione che è costata al paese 11 mila milioni di dollari in perdite per dividendi congelati.
Il governo interino di Guaidò, presidente immaginario, ha assunto la direzione di Citgo, in un atto di usurpazione, qualificato da Caracas come terrorismo economico, denunciando i piani degli Stati Uniti e dell’estrema destra venezuelana per appropriarsi delle risorse della nazione.
È famoso anche il caso del Novo Banco del Portogallo, dove nel 2019 sono stati sequestrati più di 1700 milioni di dollari destinati all’acquisto di medicine, alimenti, vaccini, materie prime industriali, semi e fertilizzanti.
Una situazione simile è stata quella della recente decisione di una corte britannica di prima istanza, di ignorare il diritto e proprietà del Venezuela su 31 tonnellate d’oro delle sue riserve internazionali depositate nella Banca d’Inghilterra.
Sotto la fittizia autorità dell’illegittimo governo interino ed immaginario, centinaia di milioni di dollari trafugati al Venezuela hanno avuto recentemente come destino il finanziamento delle operazioni terroriste, piani di assassinato del presidente Maduro e falsi programmi di aiuti umanitari, secondo evidenze apportate dalle autorità bolivariane.
William Urquijo Pascual, corrispondente di Prensa Latina in Venezuela