Per Gabriel Villalba, direttore del Centro de Estudios Nuestro Americano in Bolivia, la rinuncia di Añez svela certi dubbi interessanti, che si prevedevano già alcuni mesi fa.
“Sfrutta la pentola di pressione, attenzione! Due strategie elettorali chiaramente contrapposte: Proposta economica (MAS) contro una coalizione che si suppone ‘democratica’ (in realtà sono neoliberali)”, così ha detto l’analista in Twitter parlando del panorama delle elezioni del 18 ottobre.
Ieri, la presidentessa de facto che sta occupando la sedia presidenziale nel contesto del golpe di Stato del 10 novembre 2019, ha rinunciato alla sua candidatura alla presidenza del paese.
Ha assicurato che se la destra non si unisce “ritorna Morales”, ha affermato in riferimento all’ex presidente Evo Morales, che si trova in condizione di rifugiato politico in Argentina.
La cosa certa è che tutte le inchieste collocano il candidato del MAS, Luis Arce, come il favorito per vincere i prossimi suffragi.
Nel recente studio di opinione “Il Tuo Voto Conta”, alla domanda “Se la prossima domenica ci fossero le elezioni, per chi voterebbe?”, il 40,3 percento degli intervistati ha risposto che lo farebbe per il candidato del MAS-IPSP.
Lo studio che abbraccia tanto le città come la zona rurale riferisce che Arce vincerebbe in sei dei nove dipartimenti: La Paz, Cochabamba, Oruro, Tarija, Pando e Potosí.
Mentre Luis Fernando Camacho, uno dei colpevoli del golpe di Stato dell’anno scorso, del partito “Creemos” si è imposto nel suo bastione Santa Cruz; Carlos Mesa di Comunidad Ciudadana, trionferebbe a Chuquisaca; e la presidentessa de facto e candidata di Juntos, Jeanine Añez, vincerebbe solo a Beni, dove è nata. Mesa è il rivale più vicino ad Arce, e per gli analisti, solo con l’unità dei voti a favore della destra potrebbe avvicinarsi o almeno celebrarsi un secondo turno elettorale.
Con la rinuncia di Añez il blocco golpista diventerà un serpente con solo due teste: Mesa e Camacho, ha concluso Villalba.
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