Durante il suo intervento nell’apertura del seminario virtuale “L’educazione e le società che vogliamo”, organizzato dalle Nazioni Unite, Lula ha denunciato che il golpe di quattro anni fa si è perpetrato col fine di aprire spazio affinché il settore privato agisca nell’esecuzione dalle politiche socioeconomiche.
Ha insistito sul fatto che lo Stato, nell’analisi finale, è quello che può proporzionare le risorse ed organizzare la società per superare questo momento tanto difficile.
Questa è, secondo me, una gran lezione che la pandemia della COVID-19 ci sta insegnando. “Il dogma dello Stato minimo è solo questo, un dogma, qualcosa che non può essere spiegato o giustificato nella vita reale”.
D’altra parte, l’ex leader metallurgico ha assicurato che “il mito del Dio del mercato è solo un mito, perché un’altra volta si dimostra incapace di offrire risposte ai problemi del mondo in cui viviamo”.
Nel suo discorso, l’ex dirigente operaio ha citato inoltre Paulo Freire (1921-1997), dichiarato Patrono dell’Educazione Brasiliana (2012), ed ha ricordato che in settembre sono cominciate le celebrazioni dal centenario della nascita dell’illustre pedagogo.
“Era un mio amico, nacque nella stessa regione dove sono nato io, nello stato di Pernambuco, e siamo stati insieme nella creazione del Partito dei Lavoratori”, ha riferito Lula.
Ha affermato che delle molte lezioni che ha trasmesso, due sono molto importanti. “La prima è la nozione che chi educa sta essendo anche educato. Si tratta di un concetto che solo può essere formulato da coloro che hanno la grandezza di rispettare la saggezza degli umili e riconoscere l’esistenza dell’altro, al di sopra delle barriere sociali ed i pregiudizi”.
La seconda lezione, ha concluso, è che “l’educazione è liberatrice, nel senso più ampio che la parola libertà può tenere”.
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