Secondo la rubrica del giornalista Jamil Chad, sul portale UOL, nei prossimi giorni le autorità nazionali dovranno fornire risposte agli esperti dell’organizzazione su come vogliono affrontare le sfide e le violazioni strutturali dei diritti umani nel paese.
Tale analisi era prevista prima che il presidente Luiz Inácio Lula da Silva vincesse le elezioni di ottobre e, durante l’ultimo anno dell’amministrazione Bolsonaro, Brasile è stato costretto a presentare un rapporto sulla situazione dei diritti umani.
Tuttavia, l’attenzione degli specialisti del comitato è stata attirata sul fatto che la leadership del politico di estrema destra ha affermato nei documenti ufficiali presentati che non vi è stata diffusione dell’odio durante il suo mandato.
Nel suo intervento davanti al Comitato, la segretaria esecutiva del Ministero dei Diritti Umani e della Cittadinanza del Governo di Lula, Rita de Oliveira, ha dichiarato che, contrariamente a quanto risposto dal precedente Esecutivo, negli ultimi anni manifestazioni di odio e istigazione sono state ampiamente verificate in “dichiarazioni pubbliche di alte autorità” di questo periodo.
Secondo De Oliveira, il governo Lula ha adottato misure per affrontare le radici dell’odio e “fortunatamente, ancora una volta, le istituzioni brasiliane hanno resistito”, ha affermato.
Il segretario ha messo in relazione il tentativo di golpe, perpetrato l’8 gennaio a Brasilia, con l’atteggiamento degli alleati di Bolsonaro nel diffondere l’odio.
Ha denunciato che, in quella data, “pochi giorni dopo l’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica, abbiamo assistito ad un attacco aperto e violentissimo, non solo al patrimonio storico brasiliano, ma soprattutto alla democrazia del nostro paese”.
Ha osservato che “con serenità le istituzioni democratiche hanno agito e noi siamo andati avanti”.
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