“Per chi è la transizione ecologica?” si è chiesto in più di un’occasione all’evento UE-America Latina e Caraibi, partner per il cambiamento, la giovane brasiliana Txai Suruí, nota protettrice dell’Amazzonia e dei diritti dei popoli indigeni.
Le sue parole al panel “Transición verde y social justa en América Latina, el Caribe y la UE” sono state contundenti, con un invito a lasciarsi alle spalle il discorso paternalistico ed escludente dei grandi inquinatori e dell’inerzia climatica.
Txai ha chiesto che gli indigeni abbiano voce nei vari meccanismi e si siedano al tavolo delle trattative.
Siamo il 5% della popolazione mondiale, eppure proteggiamo il 30% della biodiversità, ha affermato l’attivista, che ha denunciato il pericolo di morte che corrono le persone che difendono questa causa.
È necessario garantire che restiamo in vita, ha ammonito in un commosso discorso alla Maison de la Poste, dove ha ricordato che i popoli indigeni si prendono cura del pianeta da migliaia di anni.
L’attivista per il clima ha insistito sul fatto che la collaborazione UE-America Latina deve riconoscere le differenze e le esigenze delle parti su entrambe le sponde dell’Atlantico per avere successo.
A questo proposito, ha esortato a promuovere progetti di transizione ecologica incentrati sul benessere umano, la creazione di posti di lavoro a lungo termine e la riduzione della povertà.
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