Durante i dibattiti in vista delle elezioni generali del 22, il leader di La Libertad Avanza (LLA) ha affermato che “non vi sono state 30.000 persone scomparse” durante l’ultima dittatura civile-militare in questo paese (1976-1983) e che “negli anni ’70 ci fu una guerra in cui le forze dello stato commisero degli eccessi”.
Inoltre, ha rifiutato la creazione dell’Università delle Madri di Plaza de Mayo ed ha difeso ancora una volta la teoria conosciuta come dei due demoni, che cerca di equiparare i crimini della dittatura alla lotta delle organizzazioni guerrigliere.
D’altro canto, ha insistito sulla necessità di una “rivoluzione liberale” che metta fine all’inflazione ed alla “casta” politica, ed ha definito ancora una volta disastrosa la premessa secondo cui dove c’è bisogno c’è un diritto, difeso dal Peronismo e sostenuto dalle organizzazioni sociali e sindacali.
Ha anche proposto di realizzare una profonda riforma dello stato, riducendo drasticamente la spesa pubblica, realizzando privatizzazioni, aprendo l’economia ed eliminando i ministeri, tra le altre azioni criticate dai suoi oppositori.
Allo stesso modo, ha negato la disparità tra uomini e donne, ha escluso la responsabilità umana nel cambiamento climatico ed ha annunciato che il suo governo non rispetterà l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile per il 2030.
Questi approcci sono stati respinti da candidati come Sergio Massa (Unión por la Patria) e Myriam Bregman (Frente de Izquierda).
Ig/gas
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