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Aleida Guevara, un abbraccio da Cuba ai martiri di Al Mayadeen

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Beirut, 27 nov (Prensa Latina) Aleida Guevara ha interrotto il suo ritorno a Cuba dopo una visita di solidarietà in Asia ed ha fatto una tappa intermedia in Libano per rendere omaggio ai martiri del canale panarabo, Al Mayadeen.

In mezzo alla pioggia ed al clima invernale, la medica internazionalista è arrivata a casa della giornalista Farah Omar, non come la figlia dell’eroico guerrigliero Ernesto Che Guevara, ma “come la madre cubana che difende i suoi figli”.
È arrivata al paesino di montagna di Mashghara, nella regione occidentale della Bekaa, dove l’ambasciatrice per il diritto al ritorno dei palestinesi ha offerto il suo abbraccio ai parenti di Farah, assassinata insieme al cameraman Rabih Al-Maamari e al collaboratore Hussein Aquil la settimana scorsa in un attacco israeliano nel Libano meridionale.
Con le lacrime agli occhi e la voce rotta, Aleida non ha esitato a denunciare i crimini israeliani ed ha invitato a mantenere vivo lo spirito di resistenza di Farah, che ha descritto come l’orgoglio della giovinezza.
“Sono qui come cubana, non possiamo restare in silenzio di fronte a questo genocidio, nessuno ha il diritto di porre fine ai sogni dei nostri figli”, ha espresso.
Segnata dal dolore per la perdita della famiglia, l’internazionalista ha lanciato un messaggio di forza ed ha assicurato ai genitori ed ai fratelli della giovane reporter: “Siate orgogliosi, Farah ha fatto il suo dovere e lei è diventata un esempio”.
Farah, come indica il suo nome in arabo, era la gioia, l’affetto, la versatilità e il carisma della famiglia, ha commentato padre Hisham Omar, che ha dimostrato gratitudine per così tanti onori a sua figlia.
Gli israeliani avevano paura delle voci di Farah ed Al Mayadeen, erano frustrati dalla copertura mediatica e nel loro tentativo di metterle a tacere le hanno prima censurate e non hanno finito finché non hanno attaccato una delle loro squadre nel sud, ha concluso.

Ig/yma

 

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