Nel suo discorso per l’inaugurazione della prima tratta del Treno Maya, ha risposto alla domanda di un giornalista ed ha paragonato ciò che Javier Milei propone e realizza con ciò che Carlos Salinas de Gortari ha già fatto e fallito in Messico, cioè niente di nuovo, tutto uguale, solo con più recitazione.
López Obrador si è rammaricato che Milei abbia vinto le elezioni, ma questa è la volontà della maggioranza del popolo argentino e va rispettata, anche se ha chiarito di non essere d’accordo con le politiche proclamate dal nuovo presidente.
Ha ripetuto che è come tornare a ciò che è stato già sofferto, a ciò che non ha funzionato e ciò che consiglio al popolo argentino ed al resto del mondo, di non cadere nelle provocazioni, di evitare la trappola della violenza; ciò che è politicamente efficace sono: non violenza, resistenza pacifica e non esporsi alla persecuzione.
Ma allo stesso tempo questo non significa non protestare, bisogna tornare al Mahatma Gandhi, alla lezione di Nelson Mandela, a Martin Luther King, alla non violenza, perché dal momento che non hanno la ragione, possono usare la forza bruta per imporsi e non c’è via d’uscita.
Ci sono molti modi per attuare una disobbedienza civile pacifica, per applicare il principio della non violenza, ma non posso entrare in questo argomento. Mi restano nove mesi per finire, vado in pensione e non devo nulla alla politica. Ma non cadete nella trappola della violenza perché ciò porta solo più sofferenza, più sventura.
Alla fine, ha insistito nel dire di non condividere affatto gli approcci retrogradi di Milei e li ha descritti nuovamente come gli stessi di Salinas, ma con l’aggravante che tutto ciò che propone è già stato applicato in più di un’occasione ed in più di un paese ha fallito miseramente.
Ig/lma