Le autorità sanitarie di questo territorio hanno criticato in un comunicato la chiusura del valico di Rafah, al confine con Egitto, per un mese.
All’inizio di maggio, l’esercito israeliano ha occupato il valico vitale, che nei sette mesi precedenti era stato l’unica finestra di Gaza sul mondo, consentendo l’ingresso di cibo, carburante e medicine e allo stesso tempo evacuando i feriti e i malati.
Il Ministero della Sanità dell’enclave ha precisato che molti di loro potrebbero salvarsi la vita se ricevessero cure all’estero.
15 giorni fa, l’Osservatorio Euromediterraneo dei Diritti Umani aveva avvertito che sono oltre 11mila i feriti bloccati sul territorio senza possibilità di ricevere cure mediche all’estero, così come 10mila malati di cancro ed altri duemila con patologie varie.
Bloccando l’area, “Israele ha rafforzato il suo controllo imponendo un assedio paralizzante su Gaza, isolandola dal mondo esterno e causando la morte di dozzine di feriti e malati”, ha criticato la ONG.
Giorni prima, anche il direttore generale dell’Ufficio stampa del governo di Gaza, Ismail al-Thawabta, aveva messo in guardia dal pericolo che la chiusura di Rafah rappresenta per migliaia di feriti e malati.
Al-Thawabta ha sottolineato che il sistema sanitario del territorio è crollato a causa degli otto mesi di attacchi provenienti dai sionisti.
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