Sul suo account di Twitter, il Centro d’Informazione Israeliano per i Diritti Umani nei Territori Occupati (B’Tselem) ha riferito che le testimonianze dei palestinesi liberati confermano che più di una dozzina di strutture carcerarie sono state trasformate in una rete di campi di tortura.
Nell’ambito della campagna, “le razioni alimentari sono state ridotte al punto da provocare la fame”, ha avvertito.
B’Tselem ha affermato che il Ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, dirige questa strategia.
Ben Gvir “ha approfittato del terribile attacco diretto da Hamas contro le comunità israeliane il 7 ottobre dell’anno scorso per attuare il suo piano preesistente volto a calpestare i diritti umani fondamentali e la dignità di tutti i prigionieri palestinesi”, ha sentenziato.
L’ONG ha pubblicato questa settimana un rapporto di 90 pagine contenente le testimonianze di 55 detenuti palestinesi dopo il loro rilascio.
I palestinesi hanno confermato i maltrattamenti e le umiliazioni a cui sono stati sottoposti in questi centri, ha assicurato.
Intitolato “Benvenuti all’inferno: la trasformazione delle prigioni israeliane in una rete di campi di tortura”, il testo descrive in dettaglio il trattamento riservato ai prigionieri palestinesi dallo scoppio del nuovo ciclo di violenza.
“Chiunque varchi le porte di queste strutture è condannato al dolore ed alla sofferenza più intensi, deliberati e continui”, ha affermato.
Tra gli abusi ha citato la violenza sessuale, l’umiliazione, la fame deliberata, le cattive condizioni igieniche, la privazione del sonno ed il rifiuto di consentire ai detenuti di praticare nessun culto e la mancanza di cure mediche.
Nel corso degli anni, Israele ha rinchiuso centinaia di migliaia di palestinesi nelle carceri, che sono sempre state utilizzate come strumento di oppressione e controllo della popolazione araba, ha concluso.
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