Non si tratta solo della distruzione dell’ambiente naturale della vita, le minacce arrivano all’unisono da “gravi rischi politici, armi di distruzione di massa e di sterminio sempre più sofisticate e dottrine estremiste che potrebbero essere sostenute da forze mortali e annientanti”, ha ribadito lo statista il 14 febbraio 2003, al V Incontro “Globalización y Problemas del Desarrollo”, tenutosi a L’Avana.
Nel corso della sua vita, il leader storico della Rivoluzione cubana è intervenuto con i suoi argomenti “di fronte ad una realtà che conserva, e per certi aspetti supera, la rapacità e la disumanità che ha potuto sperimentare per più di cinque decenni come studioso, e ancor più come attore politico di primo piano”, ha affermato il Dottore in Scienze, Osvaldo Martínez.
Dal suo discorso politico, ha analizzato con rigore scientifico l’evoluzione dei fenomeni complessi dell’economia internazionale ed ha dimostrato una grande conoscenza, mobilitandosi per la lotta rivoluzionaria ed antimperialista, ha sostenuto l’esperto in uno studio presentato a L’Avana dal Centro Studi sull’Economia Mondiale (CIEM).
Come ha osservato, “Fidel Castro non era un economista od un sociologo, né uno scienziato in senso accademico. Il suo terreno era quello della scienza e dell’arte politica, il terreno più complicato, mutevole e sconcertante, più di tutti i terreni”.
Avvicinarsi all’ideologia di questo marxista latinoamericano “non è una questione di storia antica”, il suo pensiero è oggi ancora necessario, anzi, forse tuttora più che mai, quando l’economia mondiale continua ad essere predatoria, il neoliberismo avanza e la distruzione del pianeta continua.
Sotto il titolo “Il pensiero economico di Fidel Castro nelle relazioni economiche internazionali”, un gruppo di specialisti e collaboratori del CIEM ha offerto un prezioso approccio all’argomento, che potrebbe servire da motivazione per future indagini.
Pubblicato da Editorial Academia nel 2018, il testo ha il valore di raccogliere, ordinare e stabilire rapporti tra il pensiero del leader antimperialista ed il contesto in cui fu enunciato, i successivi sviluppi in alcuni campi specifici e la validità della sua ideologia.
Studioso insaziabile, è riuscito a comprendere e sostenere che l’ordine economico internazionale funziona “come un meccanismo perverso che blocca lo sviluppo, riproduce la povertà ed estrae risorse finanziarie essenziali”, spiega Martínez nel prologo del libro.
È una matassa complicata da comprendere, in cui si mescolano condizioni di scambio sfavorevoli, crediti onerosi, protezionismo, debito ed investimenti saccheggiatori da parte delle imprese transnazionali.
Inoltre, le manipolazioni dei tassi di cambio, la voracità dell’agrobusiness transnazionale, la distruzione dell’ambiente e altri problemi diversi sul pianeta, con alle spalle povertà, malattie e analfabetismo.
Per affrontare la sfida era necessario riunire un insieme essenziale di capacità difficilmente riscontrabili in un leader politico, perché non si trattava solo di comprendere il fenomeno sul piano intellettuale, ma anche di denunciarlo al mondo con argomentazioni solide e proporre modi di agire contro i potenti beneficiari dell’ordine economico globale, ha avvertito lo specialista che per anni ha diretto il CIEM e la Commissione Affari Economici del Parlamento cubano.
Per portare avanti l’analisi descritta, e anche per farsi ascoltare, era necessaria un’autorità morale basata sui fatti ed una padronanza tecnica delle interrelazioni molto complesse tra economia e politica, per esporre il pensiero e difenderlo davanti a capi di stato, giornalisti, accademici, uomini d’affari, funzionari internazionali, ha aggiunto.
Ed anche avere la capacità di esprimere il proprio pensiero senza trasformarlo in uno schema da manuale davanti ai lavoratori, ai religiosi, agli indigeni, ai movimenti sociali od ai cittadini.
“Per realizzare questa articolazione tra il complesso teorico e la sua dichiarazione politica assimilabile e mobilitante, senza perdere il suo rigore tecnico essenziale, il comandante Fidel Castro disponeva di una vasta cultura – forse la cosa più vicina a una cultura enciclopedica nel ponte tra il XX e il XXI secolo, ed una vasta esperienza nella comunicazione orale e scritta delle sue idee e nel dibattito diretto davanti a pubblici molto diversificati”, ha valutato Martínez.
Non è difficile notare, ha commentato, che per Fidel Castro lo studio delle relazioni economiche internazionali aveva diversi obiettivi, tra cui la conoscenza dello scenario economico nel quale Cuba combatteva la sua tenace battaglia per affermarsi e l’utilizzo delle principali contraddizioni che rivelano la natura rapace e contraria allo sviluppo del capitalismo globalizzato e neoliberista.
Ha approfondito anche le questioni legate all’integrazione, agli armamenti ed alla distruzione dell’ambiente ed ha sottoposto a dure critiche il discorso sul libero scambio, come unica via possibile verso lo sviluppo.
Maria Julia Mayoral, giornalista di Prensa Latina