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Palestina condanna l’offensiva israeliana contro Cisgiordania

Ramallah, 28 ago (Prensa Latina) Il portavoce presidenziale palestinese, Nabil Abu Rudeina, ha criticato oggi l'offensiva israeliana su larga scala contro Cisgiordania occupata e la continuazione della guerra a Gaza, avvertendo che causeranno ripercussioni negative in Medio Oriente.

La nuova campagna iniziata questa mattina in Cisgiordania è la continuazione della guerra generale contro il nostro popolo e la sua terra, ha affermato il funzionario in una comunicazione.
Ha assicurato che l’attacco rappresenta una pericolosa escalation, della quale, ha detto, sia Israele che gli Stati Uniti, che forniscono protezione e sostegno, sono responsabili delle conseguenze.
Rudeina denunciò la distruzione delle città, l’assassinio di cittadini, gli arresti di massa e la politica di colonizzazione.
Queste azioni non porteranno sicurezza e stabilità a nessuno, anzi, tutti ne pagheranno il prezzo, ha avvertito.
Di fronte a questa situazione, ha invitato la comunità internazionale e soprattutto Washington a fermare il suo alleato.
“Il mondo deve adottare misure immediate ed urgenti per fermare questo governo estremista, che rappresenta una minaccia per la stabilità della regione e del pianeta”, ha osservato.
Da parte sua, il Ministero palestinese degli Affari Esteri e degli Espatriati ha annunciato di aver avviato una serie di contatti urgenti per cercare di fermare l’aggressione israeliana nei territori occupati.
Con questo obiettivo, il Ministero degli Esteri ha riferito di aver incaricato le sue missioni diplomatiche “di intensificare le azioni per denunciare le violazioni dell’occupazione”.
Allo scoccare della mezzanotte, le Forze di Difesa Israeliane hanno avviato una massiccia operazione in Cisgiordania, con epicentro nei governatorati settentrionali di Tulkarem e Jenin, che ha causato finora 11 morti e decine di feriti.
Secondo i media di questa nazione, alla campagna partecipano droni, elicotteri, unità di intelligence, centinaia di soldati e veicoli blindati, tra cui numerosi escavatori.
L’ingresso di militari è segnalato anche in città come Jamain, Beit Fajar, Al Yamoun, Tubas, Nablus, Salem e Qalquilia, nonché nei campi profughi di Al Faraa, Jenin e Nur al Sham.

Ig/rob

 

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