giovedì 21 Novembre 2024
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12 ottobre: “genocidi e schiavisti, o eroi e santi”

Il pubblicizzato tumulto nazionale che si è verificato in Spagna per il fatto che la presidentessa del Messico, Claudia Sheinbaum, non abbia invitato il re borbonico al suo insediamento, porta a chiedersi se - come recita un manifesto ampiamente diffuso in questi giorni nelle strade spagnole - i conquistatori erano “genocidi e schiavisti” o “eroi e santi”.

Questa domanda ci obbliga a studiare e comprendere le cause e le conseguenze del colonialismo ed a trarre conclusioni su un paese che celebra la data di inizio di un genocidio come una festa nazionale.
Vale la pena sapere che, solo nel primo secolo di colonizzazione, gli spagnoli provocarono la morte di 56 milioni di abitanti di Abya Yala, che è il nome con cui i popoli indigeni designano il territorio della Nostra America. È importante anche sapere che in questo stesso periodo la monarchia borbonica rubò alla regione fino a 9.550 tonnellate tra oro e argento, con cui ha finanziato la propria opulenza e quella delle altre case reali d’Europa.
Quando il 25 marzo 2019, il presidente Andrés Manuel López Obrador scrisse al re Filippo VI di Spagna ed a papa Francesco per chiedere loro di scusarsi con le popolazioni indigene del Messico per gli abusi commessi durante la conquista del paese, 500 anni fa, faceva riferimento esattamente a questo. L’allora presidente messicano chiese loro di “fare un rapporto sui danni e chiedere perdono ai popoli nativi per le violazioni di quelli che oggi sono conosciuti come diritti umani”. Ha aggiunto che: “Ci sono stati omicidi, imposizioni. La cosiddetta conquista è stata fatta con la spada e la croce”.
Tenendo conto delle cifre sopra citate, non dobbiamo scandalizzarci della richiesta, né considerarla un affronto nazionale (anche se Spagna non è una nazione, ma una somma di loro, sotto il dominio dei castigliani). La stessa famiglia dei Borbone non ha origine nell’odierna Spagna ma viene dalla Francia e si è imposta nella penisola attraverso matrimoni combinati per conquistare e sostenere il potere.
Attraverso una lettera indirizzata al presidente messicano, diffusa il 26 settembre 2021 in occasione dell’anniversario dell’indipendenza del paese latinoamericano, Papa Francesco ha chiesto scusa per i “peccati” della Chiesa cattolica in questo paese. La massima autorità della Chiesa cattolica ha espresso che: “sia io che i miei predecessori abbiamo chiesto perdono per i peccati personali e sociali, per tutte le azioni od omissioni che non hanno contribuito all’evangelizzazione”.
López Obrador ha affermato che tutti dovevano chiedere scusa in occasione del 500° anniversario della caduta di Tenochtitlán, la capitale degli Aztechi, dopo due mesi e mezzo di assedio, che portarono alla vittoria del crudele conquistatore ed avventuriero spagnolo, Hernán Cortés: fatto che significò il crollo definitivo dell’impero Mexica. López Obrador con ciò ha cercato di fare del 2021 un anno di riconciliazione nazionale e internazionale. Con totale convinzione ha sottolineato che è “il momento di dire: riconciliamoci, ma prima chiediamo perdono”. Dando lui l’esempio, affermando che lo avrebbe fatto “perché dopo la colonia ci fu molta repressione nei confronti dei popoli indigeni”, riferendosi alle punizioni subite dai popoli Maya e Yaqui durante il governo del presidente Porfirio Díaz (1872-1910).
Ma il governo spagnolo e la sua monarchia corrotta si sono rifiutati di compiere passi positivi verso la piena riconciliazione. Al contrario, ora si sorprendono perché, giustamente, una leader con dignità non ha invitato il rappresentante della regalità ad accompagnare un fatto democratico derivante dalla sovranità popolare, cosa che in Spagna non conoscono, perché non hanno mai eletto il loro capo di stato.
Su un altro livello, dovremmo chiederci se, come dice l’estrema destra spagnola, i conquistatori, visti i 56 milioni di assassinati e le 9.550 tonnellate tra oro e argento rubate, siano davvero “eroi e santi”.
Non è oggetto di questo articolo, tuttavia è imperativo stabilire che esiste l’ipotesi che i cinesi siano arrivati in America 71 anni prima di Colombo. È qualcosa su cui bisogna continuare ad indagare, ma anche ad altre latitudini del pianeta ci sono prove evidenti che i cinesi non richiedevano la “croce e la spada” per l’imposizione con la forza di culture e religioni straniere, i cinesi arrivarono all’inizio del XV secolo ed in nessuno dei territori africani o asiatici visitati dall’almirante cinese Zheng He o da altri navigatori provenienti da questo paese, parlano cinese mandarino. Inoltre, nonostante Zheng He fosse musulmano, nei paesi visitati non furono imposte né la sua religione né quella buddista, introdotta in Cina 1.600 anni prima.
Diventa quindi chiaro che nell’antichità era possibile stabilire legami finalizzati al commercio ed allo scambio culturale tra i popoli. Cina lo ha fatto, ma la civiltà europea, intrinsecamente selvaggia e violenta, non ha potuto. Il suo DNA crudele ha portato l’umanità alle peggiori calamità della storia: razzismo, colonialismo, schiavitù, fascismo, nazismo, capitalismo, imperialismo, sionismo e le due guerre più brutali mai vissute sul pianeta. Basta visitare i suoi musei per vedere con quanta fierezza espone il prodotto dei suoi eccessi.

Sergio Rodríguez Gelfenstein, collaboratore di Prensa Latina

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