Un articolo dell’influente quotidiano newyorkese ha sottolineato che nella 45° edizione della rassegna cinematografica cubana verranno proiettati i primi due episodi dell’atteso adattamento Netflix del capolavoro dello scrittore colombiano.
Il testo ricordava che questo festival aveva uno stretto legame con García Márquez, che faceva parte della giuria di questo evento di celluloide.
Anche dopo aver vinto il Premio Nobel per la Letteratura (1982), García Márquez si è talvolta descritto come un cinefilo nel cuore e, in particolare, del cinema latinoamericano, aggiunge la pubblicazione.
Ha commentato il materiale che lo scrittore defunto, “in vari momenti della sua vita ha studiato ed insegnato cinema, ha scritto sceneggiature ed ha contribuito a creare e dirigere la Fondazione del Nuovo Cinema Latinoamericano a Cuba”.
“Sembra quindi molto opportuno che la 45° edizione del Festival Internazionale del Nuovo Cinema Latinoamericano de L’Avana proietti in anteprima i primi due episodi dell’ambizioso e tanto atteso adattamento Netflix di ‘Cent’anni di solitudine’, l’opera più famosa di García Márquez”, ha sottolineato.
Il Times ha sottolineato il rapporto amichevole tra il romanziere colombiano noto per la sua maestria nel realismo magico ed il leader della rivoluzione cubana, Fidel Castro.
Lo scrittore colombiano è stato presidente della Fondazione Nuovo Cinema Latinoamericano fino alla sua morte nel 2014, all’età di 87 anni.
“L’idea della fondazione è quella di creare un cinema latinoamericano unitario, riconoscendo che ogni paese ha le sue caratteristiche e la sua cultura, ma tenendo conto dei tratti comuni”, disse García Márquez in un’intervista alla stampa nel 1989.
E ha usato un’analogia musicale: “La distanza tra tango e salsa è enorme, ma sono riconosciuti come musica latinoamericana”.
Deisy Francis Mexidor, corrispondente di Prensa Latina negli USA