Cienfuegos godeva della fiducia del leader dell’ultima lotta di liberazione cubana, Fidel Castro, e del comandante argentino-cubano Ernesto Che Guevara, per la sua temerarietà ed i suoi sacrifici nelle battaglie contro la tirannia di Fulgencio Batista (1952-1958).
Fidel Castro disse una volta di lui che “El Señor de la Vanguardia” (Il Signore dell’Avanguardia) – termine usato per riferirsi a Camilo – amava le difficoltà, sapeva come affrontarle ed era capace di compiere imprese nelle circostanze più incredibili.
Insieme al comandante Guevara, guidò l’invasione liberatrice da est a ovest dell’isola e fu l’eroe indiscusso della battaglia di Yaguajay, nella provincia di Sancti Spiritus.
Nato nel 1932 nel quartiere Lawton de L’Avana e scomparso fisicamente il 28 ottobre 1959, Camilo fu uno dei membri della spedizione dello yacht Granma e divenne comandante dell’esercito ribelle nelle catene montuose orientali, durante la rivolta contro l’esercito di Batista.
Fin da giovanissimo si distinse per la sua sensibilità umana e per il suo atteggiamento di ribellione contro ogni manifestazione di ingiustizia.
Partecipò alle proteste popolari, affrontando la dittatura di Batista, ma per questo fu preso di mira dalle strutture repressive del tiranno e costretto ad emigrare negli Stati Uniti, a causa delle persecuzioni a cui era sottoposto e anche per motivi economici.
Nel suo ultimo discorso, il 26 ottobre 1959, di fronte a migliaia di cubani riuniti di fronte all’ex Palazzo presidenziale, chiarì la sua posizione di incrollabile guardiano della Rivoluzione e la sua fiducia nel popolo:
“…non importa quali tradimenti infidi e codardi possano commettere contro questo popolo e questa Rivoluzione, non importa che arrivino aerei mercenari guidati da criminali di guerra e protetti dai potenti interessi del governo statunitense, perché qui c’è un popolo che non si lascerà confondere dai traditori”, ha concluso.
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