Al momento, i dati ufficiali indicano che, con il 96% dei voti elaborati e validi, il divario tra Noboa (44,15%) e González (43,95%) è di soli 0,2 punti percentuali.
Sebbene sia già chiaro che entrambi i candidati andranno al ballottaggio il 13 aprile per decidere chi sarà il prossimo presidente dell’Ecuador, non è ancora chiaro chi dei due uscirà vincitore, anche se con un margine minimo.
Domenica scorsa, quando è iniziato lo spoglio, Noboa partiva con quasi 10 punti di vantaggio su González e nel corso della serata il distacco si è ridotto notevolmente.
La piattaforma del Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) ha valutato che il presidente ha vinto in 14 province, principalmente nell’altopiano ecuadoriano, mentre la rappresentante della RC ha vinto in 10 territori, tra cui l’intera costa.
Con numeri così ravvicinati, è evidente la “assoluta polarizzazione sociale e politica del paese, segnata dall’odio per il ‘correismo’, che si è rivelato il motivo essenziale della convergenza di tutte le forze che hanno sostenuto il presidente/candidato”.
Lo ha commentato lo storico Juan Paz y Miño, analizzando i risultati delle ultime elezioni in cui “Noboa non ha avuto limiti costituzionali, legali o istituzionali per portare avanti una campagna multimilionaria che ha previsto l’uso di risorse pubbliche”.
“È stata una lotta assolutamente impari, non solo a causa degli anni di tentativi di vietare la RC, ma anche a causa di questo tipo di istituzionalizzazione del lawfare e degli attacchi permanenti”, ha affermato Andrés Arauz, segretario esecutivo dell’organizzazione, in un’intervista ad una stazione radio locale.
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