“Venticinque anni fa, Elián González e suo padre si sono riuniti dopo che un’operazione federale ha salvato il ragazzo dai suoi rapitori”, ha ricordato il ministro cubano su Twitter.
Rodríguez ha commentato sulla piattaforma stessa che la “battaglia per la sua libertà, guidata dal Comandante in Capo Fidel Castro, ha dimostrato l’unità popolare a Cuba di fronte alle sfide provocate dai politici anti-cubani”.
Nel novembre del 1999, Elián González (6 dicembre 1993) venne portato via da Cuba dalla madre, illegalmente e senza il consenso del padre, a bordo di una piccola imbarcazione che non rispettava i requisiti di sicurezza per la navigazione.
Durante il viaggio, lei e altre 10 persone sono morte, mentre Elián sopravvisse e fu salvato al largo della costa della Florida da alcuni pescatori che lo consegnarono alla Guardia Costiera degli Stati Uniti.
Il Servizio Immigrazione e Naturalizzazione lo affidò alle cure di un prozio residente a Miami, che sostenne che poteva rimanere negli Stati Uniti perché il cosiddetto principio “piede bagnato, piede asciutto”, allora in vigore, garantiva al minore il diritto di chiedere asilo politico.
Juan Miguel González, suo padre, aveva chiesto la custodia di Elián e, dopo le trattative governative tra Cuba e gli Stati Uniti, gli è stata concessa.
Il rientro era previsto per il 13 aprile 2000 e quando il suo prozio e altri parenti si rifiutarono di restituirlo, in seguito a un ordine del Dipartimento di Giustizia, fu allontanato con la forza dalla casa in cui era detenuto e consegnato a Juan Miguel il 22 aprile.
Elián e suo padre rimasero negli Stati Uniti fino all’esaurimento del procedimento legale relativo a questo caso, che giunse al Congresso degli Stati Uniti e scatenò decine di manifestazioni popolari sull’isola.
Il 28 giugno dello stesso anno tornarono definitivamente a Cuba.
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