Torres, incaricata d’affari dell’ambasciata cubana negli Stati Uniti, ha ribadito la sua gratitudine alla “cara amica del popolo cubano” durante una funzione religiosa tenutasi domenica presso la chiesa di Plymouth, in Ohio, “per onorare la vita di una donna la cui eredità è incisa nei cuori di coloro che credono nella giustizia, nella compassione e nella pace”, ha affermato.
Ha ricordato che “il suo viaggio con Cuba è iniziato attraverso il Consiglio Cubano delle Chiese e si è rafforzato nel 1966, quando ha incontrato il leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro”.
Con il passare dei decenni, ha affermato, il suo legame con la nostra nazione si è approfondito, come ha dimostrato “la commovente storia di Elián González”, il bambino cubano che, dopo un naufragio nel novembre del 1999, è stato tenuto in ostaggio a Miami per diversi mesi.
“Il sostegno della reverenda Campbell è stato determinante per il ritorno del ragazzo alla sua famiglia a Cuba (il 28 giugno 2000). Lo stesso Fidel la definì una ‘ostetrica’ in questo processo, contribuendo a far partorire un momento di guarigione e verità”, ha sottolineato la diplomatica.
Torres ha ricordato che nel 1999, da Plaza de la Revolución a L’Avana, la reverenda Campbell dichiarò con chiarezza e convinzione: “Per le persone di fede non esiste il bloqueo. Non ci sono barriere”.
Ha aggiunto che, sebbene la reverenda abbia accolto con favore la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti nel 2015 come un passo significativo, ha avvertito che la revoca del bloqueo resta “un’opera incompiuta della giustizia”.
La sua eredità vive in ogni atto di solidarietà, in ogni parola coraggiosa ed in ogni ponte costruito tra i nostri popoli, ha affermato la capa della Missione cubana, auspicando che “il suo esempio continui a ispirarci a lavorare per un mondo radicato nella comprensione e nella compassione”.
“Che riposi in pace, sapendo che la sua eredità vive in tutti noi”, ha concluso.
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