Fondata da ex militari israeliani, l’organizzazione ha denunciato in una nota che l’obiettivo del suo operato è rafforzare il controllo sulla Cisgiordania settentrionale.
“Gli scavi in corso rientrano nel piano del governo israeliano di sviluppare il Parco Archeologico di Sebastia come parte dei siti turistici degli insediamenti in Cisgiordania, a beneficio del pubblico israeliano in generale e dei coloni in particolare”, ha avvertito.
A questo proposito, ha ricordato che le autorità di questo paese hanno stanziato per il progetto, nel 2023, un totale di 32 milioni di shekel (circa nove milioni di dollari) dal bilancio statale.
Ha però sottolineato che la cifra stanziata per lo sviluppo del sito supera di gran lunga il costo degli scavi archeologici.
Ha considerato la decisione di investire questa cifra come parte del piano per sviluppare insediamenti turistici in Cisgiordania e rafforzare il controllo sulla parte settentrionale del territorio.
Nel 2012, l’Autorità Nazionale Palestinese ha presentato una richiesta all’UNESCO per includere Sebastia nell’elenco dei siti patrimonio dell’umanità.
Secondo i dati ufficiali, circa 755.000 coloni israeliani vivono in insediamenti in Cisgiordania, di cui 250.000 a Gerusalemme Orientale, nonostante le proteste internazionali, che considerano il territorio parte del futuro Stato palestinese.
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