I quasi tre mesi di udienze, le deposizioni dei 44 testimoni, le chat e le registrazioni audio presentate dall’accusa, le perizie forensi, i video… tutto si è rivelato vano; tutto è tornato come nuovo con l’annullamento del processo.
Un processo che si stava svolgendo nel capoluogo di San Isidro, nella provincia di Buenos Aires.
Maximiliano Savarino e Verónica Di Tommaso, i due giudici che sovrintendevano al processo, hanno accettato la ricusazione contro Makintach presentata dagli avvocati difensori dei sette imputati, in particolare del Dr. Leopoldo Luque, l’imputato principale, ed hanno annunciato che il giudizio, pieno di vizi processuali, non poteva proseguire.
Tutto è accaduto quando si è saputo che Makintach faceva parte del documentario “Giustizia Divina”. È stato confermato che la giudice era coinvolta nella produzione audiovisiva in qualità di protagonista di un processo in corso, in cui aveva voce e voto. Ora dovranno attendere l’elezione di nuovi giudici prima che il caso Maradona possa riprendere.
Un giorno prima che Savarino e Di Tommaso annunciassero la loro decisione giovedì, la Corte Suprema di Buenos Aires aveva sospeso Makintach per 90 giorni. E l’Universidad Austral ha temporaneamente annullato le sue lezioni di Diritto Penale.
Tutte le prove presentate dall’accusa, che cercavano di dimostrare l’esistenza di un “piano criminale” per porre fine alla vita dell’ex calciatore, sono state inquinate e quindi perse. Le figlie maggiori di “El Diez”, Dalma, Gianinna e Jana, hanno avuto una doccia fredda dopo aver sentito il verdetto.
L’annullamento ha giovato agli imputati, in particolare a Luque, che era il medico curante della stella del calcio.
Ig/mh
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