Lara usa l’abisso come scuola nel suo lavoro; quel vuoto infinito che rappresenta la terra, la biodiversità, l’ambiente che la circonda, per riflettere sentimenti, stili di vita e, in definitivo, la forza d’animo di non rinunciare al dono più grande: la vita.
Oltre al curatore della mostra, Piter Ortega, pochi artisti hanno trovato nella propria biografia un tema altrettanto palpabile e bruciante quanto quello di Jesús Lara.
La vita di Lara è stata un cratere, e da quel cratere è uscita non solo lava, ma anche luce, ha detto Ortega.
Secondo Ortega, Lara ha attraversato luoghi profondi e oscuri, sperimentando dipendenze, rotture interiori e un silenzio devastante; tuttavia, non ne è uscita illeso, ma trasformato, ha sottolineato lo specialista.
Secondo Ortega, Lara ha trasformato il suo dolore in un linguaggio, la sua disperazione in una mappa e la sua ferita in un’estetica.
Lara ha vissuto molte emozioni forti e fa parte degli Alcolisti Anonimi. Grazie a loro, non è avvenuta la sua redenzione, ma l’hanno trasformato in una testimonianza viva di che la bellezza può nascere anche dal fango.
Ig/dpm
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