La giudice Sandra Heredia ha stabilito che Uribe ha orchestrato un “piano criminale” per manipolare le testimonianze e danneggiare il senatore Iván Cepeda, suo rivale politico.
Il giudice ha concluso che l’ex presidente ha istigato il suo avvocato, Diego Cadena, a reclutare ex paramilitari per falsificare dichiarazioni contro Cepeda, con l’obiettivo di screditare le accuse che collegavano Uribe a forze illegali.
Durante il processo, sono state presentate registrazioni telefoniche in cui Uribe autorizzava Cadena ad offrire benefici ai testimoni, registrazioni dalle telecamere di sicurezza, nonché testimonianze e documenti che confermavano i trasferimenti di denaro da parte dell’avvocato.
La difesa ha annunciato ricorso, accusando la sentenza di “persecuzione politica”, e settori alleati dell’ex presidente insistono su una versione che è una manipolazione della giustizia.
Da parte sua, Iván Cepeda ha descritto la decisione come un “passo verso la verità”, pur evitando il trionfalismo.
Dal governo, lo stesso presidente Gustavo Petro ha ribattuto il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio, che ha affermato che la condanna contro Uribe era dovuta a una “strumentalizzazione della magistratura”.
“L’ingerenza negli affari interni di un altro paese è un’ingerenza nella sovranità”, ha osservato Pedro sui suoi social network, ed ha ribadito che i giudici colombiani devono essere rispettati dal mondo.
Dopo la sentenza, il Tribunale Superiore di Bogotà avrà l’ultima parola prima del 15 ottobre. Se la condanna venisse confermata, Uribe andrebbe agli arresti domiciliari, ma l’impatto politico è già irreversibile e la sentenza aumenta la pressione sulle elezioni del 2026.
Ig/ohh
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