venerdì 5 Dicembre 2025
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Fidel Castro è stato l’architetto della Rivoluzione Cubana ed un leader mondiale

Il leader della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz, rimane una delle figure globali più influenti e dibattute del XX e XXI secolo per la sua eredità politica, educativa, culturale e umanitaria.

Oltre al suo ruolo di capo di stato cubano, Fidel Castro è stato un pensatore strategico, un educatore rivoluzionario e un simbolo di resistenza globale che, quasi al centenario della sua nascita (1926-2026), continua a tracciare la rotta per Cuba ed a trovare eco nei movimenti sociali in America Latina ed in tutto il mondo.
Fin dai primi giorni del trionfo rivoluzionario sull’isola caraibica, nel gennaio del 1959, si è battuto per l’istruzione come strumento di trasformazione sociale. La Campagna di Alfabetizzazione del 1961 è stata una delle sue più grandi conquiste, mobilitando migliaia di giovani per insegnare a leggere e scrivere negli angoli più remoti del paese.
In poco più di un anno, la nazione caraibica non solo ha sradicato l’analfabetismo, facilitando l’accesso universale a diversi livelli di istruzione gratuiti, ma ha anche seminato una cultura di impegno e solidarietà che dura ancora oggi.
In ambito politico, lo statista cubano è stato l’architetto del Partito Comunista Cubano, fondato nel 1965 come continuazione delle organizzazioni rivoluzionarie che lo avevano preceduto. Il suo metodo di selezione di militanti esemplari, basato sulla condotta, l’impegno e l’etica, rifletteva la sua visione di un partito profondamente legato al popolo.
La formazione ideologica è stata rafforzata con la creazione di scuole come la “Ñico López” e di centri di istruzione rivoluzionaria nei luoghi di lavoro e negli istituti studenteschi.
A livello internazionale, Fidel Castro ha lasciato un segno profondo nella storia dell’America Latina e del mondo. È stato un simbolo della resistenza antimperialista ed un promotore della solidarietà internazionale.
In questa linea, spiccano il suo sostegno ai movimenti di liberazione in Africa, come Angola ed Etiopia, e il suo sostegno a cause giuste in America Latina, come la Rivoluzione Sandinista in Nicaragua, che lo posizionano come leader globale del Sud.
Cuba ha inviato brigate mediche in decine di paesi, un esempio di diplomazia rivoluzionaria che deriva anche dall’eredità di solidarietà del Comandante in Capo, che trascende tutti i confini.
A questo proposito, si stima che circa 12 milioni di persone siano state salvate grazie al lavoro dei medici cubani, che ha suscitato ancora maggiore ammirazione durante episodi disastrosi per il mondo, come l’epidemia di Ebola in Sierra Leone, Guinea-Conakry e Liberia nel 2014 e l’epidemia di COVID-19 nel 2020.
Nonostante il bloqueo economico imposto dagli Stati Uniti, che dura da oltre sei decenni, la nazione ha compiuto progressi significativi in ambito sanitario, educativo e culturale, diventando un punto di riferimento per molti paesi del Sud del mondo.
A partire dal 2007, le sue “Riflessioni” scritte divennero una nuova forma di dialogo con il popolo, affrontando questioni globali con intuito e sensibilità.
Fidel Castro non concepiva la politica come una tecnica di potere, ma come una pedagogia della giustizia. Educava il popolo a valori come la solidarietà, la dignità, l’internazionalismo e la difesa dei più vulnerabili. Per lui, le idee avevano valore solo se supportate da nobili sentimenti, da un’etica rivoluzionaria che poneva l’essere umano al centro di ogni progetto.
Anche la cultura occupava un posto centrale nel suo progetto di emancipazione. Fidel Castro aveva capito che la vera libertà non poteva essere raggiunta senza conoscenza, senza arte, senza pensiero critico.
Come disse il generale dell’esercito Raúl Castro nel 2016: “Questo è l’imbattuto Fidel che ci chiama con il suo esempio e con la dimostrazione che ‘Sì, abbiamo potuto, sì, possiamo e sì, potremo!'”. Fidel rimane il padre degli esclusi, la guida degli emarginati e il simbolo di una Rivoluzione che, al di là delle sue contraddizioni, ha segnato profondamente la storia del continente.

Lisván Lescaille, giornalista di Prensa Latina

 

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