Quel giorno, nell’Arena del Campo di Marte e sotto la Torre Eiffel, la storia dello sport mondiale è stata riscritta da un cubano. Il Gigante di Herradura, che stava per compiere 42 anni e con incrollabile determinazione, ha vinto il suo quinto titolo olimpico consecutivo, diventando il primo essere umano a raggiungere un simile traguardo in una singola gara individuale. Nessuno, né Karelin, né Bolt, né Phelps. Solo Mijaín.
L’epicità di quell’incontro finale, vinto per superiorità tecnica (6-0) contro il connazionale Yasmani Acosta, fu solo il preludio a un momento ancora più solenne: con la serenità degli dei, López si tolse le scarpe da ginnastica e le posò al centro del materasso. Il silenzio fu immediato, reverenziale. Fu il suo addio, la sua consacrazione.
Oggi, nel primo anniversario di quel giorno immenso, tutta Cuba lo ricorda come il più grande lottatore di tutti i tempi e come il simbolo di una nazione che resiste, sogna e lotta. Perché Mijaín, oltre a vincere medaglie, forgia il carattere, ispira generazioni e rende onore al suo nome.
Se n’è andato, ma non del tutto. Le sue scarpe sono rimaste sul materasso, e la sua leggenda, tuttavia, rimane per sempre nel cuore del suo popolo.
Ig/blc





