L’11 settembre 1973, l’esercito, con il sostegno dell’oligarchia, dei partiti politici di destra e degli Stati Uniti, pose fine a un processo di trasformazione guidato dal presidente Salvador Allende.
Durante la rivolta, il presidente e diversi suoi collaboratori persero la vita e iniziò un periodo di repressione che, per 17 anni, causò oltre 40.000 arresti, esecuzioni extragiudiziali e torture, senza contare circa 200.000 esiliati.
Per commemorare l’anniversario, il presidente Gabriel Boric ha diretto un evento nel Patio de Los Naranjos del Palazzo della Moneda, insieme ad organizzazioni per i diritti umani, rappresentanti della società civile e funzionari governativi e statali.
Si è svolto anche un pellegrinaggio di fronte all’Università di Santiago del Cile e una marcia verso lo Stadio Nazionale, che fu convertito in campo di concentramento durante i primi mesi del regime di Augusto Pinochet (1973-1990).
Durante il governo di Unità Popolare, guidato da Allende, fu completata la nazionalizzazione del rame e di altre risorse naturali del paese, nonché la riforma agraria avviata dalle precedenti amministrazioni.
In ambito sociale, l’assistenza sanitaria migliorò significativamente con l’espansione delle risorse e l’assistenza ad una larga fetta della popolazione, precedentemente esclusa da questi servizi.
Queste trasformazioni aumentarono l’avversione di Washington e dell’oligarchia cilena nei confronti del governo, che incoraggiò il sabotaggio economico ed altre misure volte a creare carenze e disordini tra la popolazione nel tentativo di giustificare il golpe di stato militare.
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