Il Centro Palestinese per le Persone Scomparse ha invitato la comunità internazionale a fare pressione su Israele affinché consenta l’ingresso delle squadre di ricerca e soccorso, nonché delle squadre tecniche per il recupero e l’identificazione dei corpi.
In una dichiarazione, l’istituzione ha inoltre esortato la Commissione Internazionale sulle Sparizioni Forzate a chiedere al paese di divulgare gli elenchi delle persone scomparse e delle fosse comuni.
Ha sottolineato che la continua incertezza sulla sorte degli scomparsi costituisce un crimine e che rivelarne la sorte è un urgente dovere legale ed umanitario.
Migliaia di famiglie palestinesi stanno ancora cercando i propri cari tra le macerie, le tombe e le prigioni senza alcuna informazione affidabile, ha osservato.
Secondo la ONG, la posizione di 8.000-9.000 persone nell’enclave costiera è sconosciuta dopo due anni di conflitto, che ha causato la morte di oltre 67.000 cittadini.
“Stiamo avendo difficoltà a documentare completamente la situazione a causa delle aggressioni in corso, della mancanza di comunicazioni, della difficoltà di accesso alle aree distrutte e della presenza militare israeliana”, ha spiegato.
Pochi giorni fa, in un’altra dichiarazione, il Centro ha affermato che tali dati costituiscono una tragedia umanitaria che non può essere affrontata senza un urgente intervento internazionale sotto la supervisione delle Nazioni Unite e del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.
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