Amjad Shawa, direttore della Rete di ONG di Gaza, ha avvertito in una dichiarazione che il flusso di aiuti all’enclave costiera non ha subito cambiamenti sostanziali dall’inizio della tregua, il 10 ottobre.
Shawa ha denunciato che l’esercito continua a chiudere quattro dei sei valichi di frontiera della Striscia: Karni, Zikim, Erez e Rafah, imponendo al contempo severe restrizioni a Kerem Shalom e Kissufim.
Tali misure impediscono l’ingresso di rifornimenti vitali provenienti dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Profughi Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), che potrebbero riempire circa 6.000 camion, ha sottolineato.
Ha osservato che il paese vicino sta anche rifiutando l’ingresso di attrezzature e macchinari pesanti necessari per la rimozione dei detriti ed il recupero dei corpi di migliaia di palestinesi.
Il numero di camion di aiuti umanitari che entrano a Gaza ogni giorno è aumentato tra 200 e 300, ma il minimo necessario è di almeno 600 per mitigare la grave crisi umanitaria nel territorio, ha sottolineato.
A questo proposito, ha spiegato, medicinali e forniture sanitarie coprono a malapena il 10% dei bisogni reali.
Data questa situazione, ha invitato la comunità internazionale ad adottare misure urgenti ed efficaci per fare pressione su Israele e costringerlo a riaprire tutti i valichi di frontiera.
Secondo il Centro, solo circa 1.000 veicoli che trasportano aiuti sono entrati nell’enclave dall’inizio della tregua.
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