“Melissa ha colpito con furia. Rispondiamo con solidarietà”, si legge nell’appello dell’Associazione Medica Panamericana, composta da laureati della Scuola Latinoamericana di Medicina de L’Avana.
La dichiarazione sottolinea che il fenomeno idrometeorologico ha colpito la nazione caraibica il 29 ottobre come uragano di categoria 3, con forti venti e piogge torrenziali.
Il gruppo ha aggiunto che “non si tratta solo di un disastro naturale. È il collasso di un sistema già fragile. Gli ospedali cubani erano già privi di suture, antibiotici e cure di base per le ferite. Ora si trovano ad affrontare un’ondata di pazienti traumatizzati senza le forniture necessarie per curarli”.
Nel frattempo, sui social media, la co-fondatrice di Code Pink, Medea Benjamin, ha scritto: “Stiamo andando a Cuba per consegnare aiuti umanitari dopo l’uragano Melissa, il terzo peggiore nella storia dell’isola”.
“Ma il vero sollievo sta nel porre fine al bloqueo statunitense che impedisce la ricostruzione di Cuba. Togliete le sanzioni! Rimuovete Cuba dalla lista degli stati sponsor del terrorismo! Lasciate vivere Cuba!”, ha dichiarato l’attivista sul suo account di Twitter.
Nel frattempo, The People’s Forum ha lanciato un appello simile sulla propria piattaforma online. “L’uragano Melissa ha devastato Cuba. Stiamo inviando urgentemente cibo, acqua e beni di prima necessità alle persone colpite”.
In un articolo, Mark Friedman, membro del Comitato di Los Angeles “Mani fuori da Cuba”, ha riconosciuto i decenni di esperienza dell’isola nella gestione degli uragani.
Ma la capacità di Cuba di rispondere alla devastazione dell’uragano Melissa è gravemente ostacolata dalle limitazioni imposte dal bloqueo, ha concluso Friedman.
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