L’ufficio stampa del governo di Gaza ha dichiarato in un comunicato stampa che da quella data al 6 novembre sono entrati nel territorio 4.453 camion carichi di beni essenziali, invece dei 15.600 previsti.
Il numero includeva 31 veicoli per il trasporto di gas da cucina e 84 per il trasporto di gasolio, destinati al funzionamento di panifici, ospedali, generatori di elettricità e altri settori vitali.
Il comunicato stampa ha rilevato che il numero medio di camion in entrata al giorno è di 171 invece dei 600 concordati.
Il dato conferma che Israele continua a praticare una politica di strangolamento, fame, pressione umanitaria e ricatto politico contro oltre due milioni di palestinesi, ha avvertito l’ufficio stampa.
A questo proposito, l’ufficio ha sottolineato che queste quantità limitate non soddisfano il fabbisogno minimo di cibo, assistenza medica e beni di prima necessità della popolazione dell’enclave costiera.
Nell’ambito della sua politica volta ad aggravare la carestia, Israele priva la popolazione civile della Striscia di Gaza di oltre 350 tipi di generi alimentari di base necessari a bambini, malati, feriti e gruppi vulnerabili, ha sottolineato.
A questo proposito, ha affermato che Israele impedisce l’ingresso di grandi quantità di uova, carne, pesce, latticini, verdure e integratori alimentari, accelerando al contempo l’ingresso di prodotti privi di valore nutrizionale, come bibite analcoliche, cioccolato e pasti pronti.
Questa settimana, Amjad Al-Shawa, direttore della rete di ONG palestinesi a Gaza, ha denunciato il fatto che gli aiuti umanitari coprano solo tra il 20 e il 30% dei bisogni della popolazione del territorio.
Il direttore generale del complesso medico Al-Shifa, Muhammad Abu Salmiya, ha anche accusato Israele di limitare l’ingresso di forniture mediche a Gaza, una misura che minaccia la vita di decine di migliaia di pazienti.
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