In una dichiarazione, il funzionario ha sottolineato che dopo più di un mese senza risolversi le loro richieste, la salute di queste persone comincia a deteriorarsi in maniera significativa.
Al meno mille carcerati palestinesi cominciarono il 17 aprile uno sciopero della fame in protesta del confino in solitario e delle detenzioni amministrative, una pratica applicata da Israele consistente nella privazione per tempo indefinito di libertà senza presentare accuse contro gli arrestati.
Secondo Zeid, organizzazioni palestinesi ed israeliane patrocinatrici dei diritti umani hanno comprovato le lamentele dei prigionieri ed hanno chiesto a Tel Aviv che migliori le loro condizioni di vita.
L’alto delegato segnalò che c’è stato il trasferimento negli ospedali di 60 dei detenuti, mentre quasi 600 sono stati ricoverati in osservazione nelle infermerie delle carceri.
“Sono particolarmente allarmato per i dossier sulle punizioni contro i prigionieri in sciopero, includendo le restrizioni nelle visite familiari e la consultazione con gli avvocati”, ha denunciato.
Si stima che 6300 palestinesi siano rinchiusi in carceri israeliane, la maggioranza fuori dai territori occupati.
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