“Chiediamo di facilitare l’evacuazione medica attraverso tutte le rotte possibili, comprese Rafah e Karem Shalom, verso Egitto, Cisgiordania, Gerusalemme Orientale e da lì verso altri paesi quando necessario”, ha scritto il funzionario nel suo account sul social network Twitter.
È necessario effettuare evacuazioni mediche prolungate attraverso un processo sicuro, tempestivo, trasparente ed organizzato, ha sottolineato.
A questo proposito, ha stimato che “questi pazienti hanno urgentemente bisogno di cure specialistiche salvavita che non possono ottenere a Gaza”.
Il direttore generale dell’OMS ha celebrato ieri l’evacuazione di 21 pazienti dall’enclave costiera.
Questa è la prima volta dalla chiusura del valico di Rafah il 7 maggio, ha osservato Adhanom Ghebreyesus.
In questa data, il passaggio fu attaccato dall’esercito israeliano con l’argomentazione di impedire l’ingresso di armi e forniture belliche al Movimento di Resistenza Islamica ed ai suoi alleati.
L’operazione ha sollevato un’ondata di condanna internazionale perché Rafah è stata l’unica porta di accesso per medicinali, carburante e cibo al territorio assediato per più di sette mesi.
All’inizio dell’offensiva di terra nella zona, più di un milione di palestinesi erano rifugiati nella vicina città omonima, ma dopo quasi due mesi di campagna di guerra, secondo l’ONU, ne restano meno di 60.000.
In un’intervista alla stazione radio The Voice of Palestine, il ministro della Sanità, Majed Abu Ramadan, ha denunciato il mese scorso che la situazione del settore nell’enclave costiera è catastrofica.
“Oltre l’80% degli ospedali e dei centri sanitari a Gaza sono fuori servizio a causa di un’aggressione da parte di Israele”, aveva denunciato in quel momento.
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