Ubicata a circa 25 chilometri al sud della capitale, in questa località gli abitanti denunciano che soffrono le stragi e la recrudescenza della crisi sociopolitica che attraversa il paese dal 18 aprile.
La violenza ha raggiunto livelli insospettati quando individui armati sono entrati in un ospedale ed hanno minacciato ed intimorito i pazienti ed i lavoratori, come ha denunciato il viceministro di Salute, Enrique Bateta.
Senza un minimo di rispetto per la tranquillità dei malati e del personale dell’ospedale Humberto Alvarado, individui incappucciati, con fucili ed armi bianche, hanno invaso il centro con la scusa di cercare poliziotti antisommossa, ha raccontato.
In una chiara violazione dei diritti del popolo e con un atteggiamento aggressivo, hanno ispezionato le sale dell’istituzione ed hanno esatto le identificazioni dei pazienti e dei familiari, fatto che ha creato terrore, angoscia ed alterazione nella condizione di salute dei ricoverati, ha affermato il funzionario.
Commentando gli eventi successi alle ore dell’alba, Bateta ha denunciato che hanno minacciato medici ed infermiere di incendiare le stanze, ed hanno affermato che sono vigilati.
Questa situazione di instabilità, insicurezza e vandalismo la vivono gli abitanti di Masaya da più di 40 giorni, secondo la presidentessa esecutiva dell’Istituto Nicaraguense di Stimolo Municipale, Guiomar Irias.
Secondo Irias la località soffre l’attacco di gruppi oppositori qualificati dal governo come delinquenti, mentre mezzi di comunicazione della destra li considerano “manifestanti pacifici”, dall’inizio della scalata di violenza contro le riforme alla previdenza sociale, già abrogate.
Con un significativo peso nell’economia nazionale, la chiamata città dei fiori si vede oggi appassita, desolata, sommersa nel caos per colpa di chi sta distruggendo la proprietà pubblica e privata, e spaventa la cittadinanza.
La distruzione e la mancanza di fornitura di prodotti di base per colpa dei blocchi delle vie pregiudicano cittadini che respingono la violenza e patrocinano per la pace, secondo le autorità locali.
D’accordo col commissario Ramon Avellan, la chiamata opposizione paga i presunti delinquenti da 300 a 500 cordoba (tra nove e 16 dollari, rispettivamente) per rovinare la città, atti che realizzano sotto gli effetti dell’alcool o delle droghe.
Accaniti con la culla del folclore e l’artigianato nicaraguense, individui incappucciati hanno saccheggiato e bruciato più di 140 negozi, inoltre hanno attaccato abitazioni ed istituzioni come la delegazione della Polizia, la Procura, il Tribunale della Famiglia ed il Comune.
Secondo Avellan, la Polizia è impegnata alla ricerca di soluzioni per restituire la tranquillità alle famiglie, dopo la frustrazione di due accordi di pace tra diversi settori sociali.
Il governo ha denunciato che la situazione di violenza è generata da gruppi politici di opposizione con scopi specifici, fatto che costituisce una cospirazione che viola la Costituzione.
La Conferenza Episcopale, mediatrice e testimone del dialogo, ha deciso in maniera unilaterale di congelare le conversazioni dovuto ad atti di violenza, dei quali responsabilizza i sostenitori del governo, malgrado l’amministrazione respinga queste accuse.
Davanti a questa situazione, il presidente Daniel Ortega ha chiesto di continuare a lavorare per il dialogo, la pace, la giustizia e la democrazia nella nazione, mentre, l’opposizione propone agende che conducono ad un golpe di Stato, come ha denunciato il cancelliere Denis Moncada.
Mentre la crisi si acutizza, altre città del paese, dove la violenza aumenta, corrono il rischio di trasformarsi in fantasmi, come Masaya.
Yanet Llanes Aleman, giornalista di Prensa Latina