È un periodo storico in cui sono in gioco il destino, il futuro e la possibilità o meno di sopravvivenza dell’umanità, e la decisione del governo e del popolo cubano, in uno dei suoi momenti più difficili, è stata quella di commemorare il leader del Rivoluzione cubana; hanno mostrato al mondo la resistenza di una cultura viva e ribelle di fronte agli oscuri labirinti del colonialismo che cerca di ritornare nella Nostra America.
È questa rivoluzione culturale che preoccupa il potere egemonico, ed è una delle più grandi eredità di Fidel, che incoraggia l’immaginazione creativa dei nostri popoli, capace di risvegliare società “zombificate”, vittime del progetto di dominio e di colonialismo culturale di cui continuiamo ad essere vittime nella nostra regione, a causa della dipendenza, che continua in questo XXI secolo.
Una dipendenza che non è più sufficiente alle esigenze imperiali di fronte alla nuova realtà di un mondo in rapido cambiamento, che vede gli Stati Uniti ed i loro associati confrontarsi con potenze come Cina, la Federazione Russa e un certo numero di paesi di cui il 60% della popolazione mondiale vive in territori enormi e ricchi.
Il potere egemonico, sempre più logoro, avanza violentando tutto sul suo cammino perché ha bisogno di garantire il controllo dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi e muove le sue carte del potere per zittirci, confonderci e accelerare il dominio coloniale dei nostri territori.
Distruggere la nostra cultura, la nostra identità, è un passo essenziale. Cancellare il nostro passato di resistenza all’espansione imperiale ci sta derubando il nostro futuro come paesi finalmente indipendenti e liberi. Il popolo cubano ci ha indicato la strada, minacciato come mai prima, celebrando la vita sotto il terrorismo del potere egemonico.
La sottomissione può essere ottenuta solo se ci gettano nella povertà, nella fame, nell’ignoranza, se cancellano le nostre identità e culture, per questo è necessario distruggere ogni governo che legifera e agisce a favore del popolo, che salva le glorie del passato ed il presente per costruire un futuro di pace e giustizia.
Sono riusciti, con il controllo dei mass media, compresi i social network, che utilizzano massicciamente come arma ben oliata, a paralizzare settori delle nostre società. I proprietari di queste nuove tecnologie sono diventati dei grandi magnati, paragonabili solo ai produttori di armi sofisticate in maniera inimmaginabile.
In questi momenti, come mai prima d’ora, ci manca il Comandante Fidel Castro, anche se la sua visione di vasta portata ci permette, come un potente rifugio, di rivolgerci ai suoi pensieri che attraversano il mondo, ai suoi discorsi, ai suoi scritti e alla sua voce, che hanno anticipato tutti i tempi.
Siamo di fronte alla possibilità di una guerra con l’uso di armi nucleari. Fidel lo aveva già avvertito nel 2007. “Oggi il mondo possiede decine di migliaia di bombe nucleari, 50 volte più potenti, con vettori molte volte più veloci del suono e con assoluta precisione, con le quali la nostra sofisticata specie può autodistruggersi”, fatto che il leader cubano denunciava da anni.
La stessa cosa ha fatto quando ha affrontato il tema del riscaldamento globale, avvertendo “come sulla vita della specie incombe la terribile spada di Damocle”, che non era conosciuta “dalla stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta e, ancora oggi, esiste una grande ignoranza e confusione su questi temi”.
“Abbiamo già assistito a guerre di conquista e metodi sadici di tortura che ricordano le immagini diffuse negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale”. “Il prestigio delle Nazioni Unite viene minato alle sue fondamenta. Lungi dall’essere perfezionata e democratizzata, l’istituzione è rimasta uno strumento che la superpotenza ed i suoi alleati intendono utilizzare solo per giustificare avventure belliche e crimini orribili contro i diritti più sacri dei popoli”, ha concluso.
di Stella Calloni, scrittrice argentina e collaboratrice di Prensa Latina, traduzione di Ida Garberi