Il governo palestinese ha osservato che Benjamin Netanyahu ha dichiarato queste “aree da proteggere e preservare”, sebbene in pratica vengano utilizzate per controllare vaste zone del territorio palestinese.
Le autorità israeliane convertono poi molti di questi spazi in insediamenti, avamposti, siti militari e aree turistiche o ricreative, il cui uso è riservato agli israeliani, ha sottolineato l’ARIJ in un rapporto intitolato “Siti archeologici nel governatorato di Nablus: un campo aperto per i piani di confisca israeliani”.
Il rapporto ha spiegato che 59 siti archeologici sono stati dichiarati israeliani in questo governatorato, tre a Ramallah e Al-Bireh e uno a Salfit.
Tali azioni non sono semplicemente una misura amministrativa o legale formale, ma piuttosto parte di una politica sistematica volta a confiscare il patrimonio palestinese e a rimodellare l’identità culturale al servizio della narrativa israeliana, ha concluso.
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